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412 | illustri italiani |
dei duelli1; dai libri di retorica i compassati discorsi; da quei di morale scolastica le pompose sentenze del suo Buglione.
Eppure quest’opera, sebbene non popolare come l’Iliade, ma aristocratica e monarchica come l’Eneide, ogni colto Italiano lesse per la prima, la sa a mente, la udì cantare sulla spiaggia di Mergellina e nelle gondole di Venezia; tanto sopra un popolo sovranamente musicale ha efficacia l’armonia poetica che vi domina da capo a fondo! Ma quello che rende popolare il Tasso sono gli episodj; prova che sono sconnessi dal tutt’insieme, e proprj di qualsivoglia età; siccome quel tono sentimentale, quell’elegiaco, che egli non depone neppur nella voluttà. Onde va guardato come precursore di quelli che, principalmente ai giorni nostri, introdussero la sistematica melanconia; e, quasi la malattia del pensare deva appassire il fiore della vita, empirono la poesia di mestizia e di guaiti sulle proprie sventure o sulle altrui ingiustizie; carattere di tempi fiacchi e d’anime deboli, che, non sapendo reluttare ai mali, nè dedurre forza dalla lotta, risolvono il pianto in meste armonie, simpatiche a chi loro somiglia. Già quell’aria si sente nel Rinaldo ove il Tasso conchiudeva:
Così scherzando io risonar già fea
Di Rinaldo gli ardori e i dolci affanni,
Allor che ad altri studj il dì togliea
Nel quarto lustro ancor de’ miei verd’anni;
Ad altri studj, onde poi speme avea
Di ristorar d’avversa sorte i danni;
Ingrati studj, dal cui pondo oppresso,
Giaccio ignoto ad altrui, grave a me stesso.
Quella soave melanconia lo stacca insignemente dal fare burlevole de’ suoi contemporanei, quanto l’aver preso il lato nobile e serio della cavalleria che gli altri trattarono da celia; pretendendo frenare le caprestrerie della cavalleresca coll’epopea classica, unire il Trissino
- ↑ Il Tasso era il Giustiniano dei duellisti di quel secolo, citandosi le sue decisioni come oracoli: prova che fu infedele ai tempi che descrisse.
bro a membro corrisponda, verbo a verbo, nome a nome, e non solo in quanto al numero, ma in quanto al senso. Schivi le antitesi come «tu veloce fanciullo, io vecchio e tardo». Chè tutte queste figure, ove si scopre l’affettazione, sono proprie della mediocrità; e siccome non dilettano, così nulla muovono. La magnificenza dello stile nasce dalle stesse cagioni, dalle quali, usate fuor di tempo, nasce la gonfiezza, vizio sì prossimo alla magnificenza». Dell’arte poetica.