Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/249

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Mediterraneo al Mar Rosso, e ricordato il commercio rimasto fiorente per l’Italia fino a quando il Mediterraneo fu la strada esclusiva per le Indie, lo scrittore napoletano passava a considerare sotto quali condizioni quest’antica strada, per il taglio dell’istmo, andava a riattivarsi, e come dovevano per necessità rifiorire in Italia prospera la navigazione ed il commercio. Egli dava una statistica della marina mercantile de’ varii Stati italiani in quegli anni, notando che sopra un totale di 16391 bastimenti italiani, il Regno di Napoli ne contava 9174, e su 486 667 tonnellate, questo ne contava 213 197. Deduceva da ciò che i porti di Messina, di Palermo, di Cagliari e di Napoli, come i più vicini all’Egitto, sarebbero divenuti altrettante cospicue stazioni della strada delle Indie; e Genova e Venezia avrebbero raccolto il commercio della Germania e della Svizzera. Riteneva incalcolabili i frutti, che l’Italia meridionale avrebbe tratto dalla riattivazione dell’antica strada delle Indie; e notando che il Regno delle Due Sicilie era uno Stato essenzialmente produttore e non consumatore, reclamava, in vista del nuovo e vastissimo orizzonte che si apriva agli scambi commerciali del mondo, la massima libertà di commercio. Bellissimo studio che levò molto rumore. Guglielmo Ludolf era, com’è noto, incaricato d’affari in Baviera.

Com’è triste il considerare oggi, dopo più di quarant’anni dai giorni in cui si nutrivano tali speranze, che mancarono nel paese tutte le condizioni per vederle realizzate. Se la posizione geografica del Regno lo metteva, aperto il canale di Suez, in grado di trarne più di ogni altro paese il maggior vantaggio, pur troppo mancava ogni preparazione per divenire più tardi centro di commerci, di scambi, di depositi, di trasporti. Dove trovare la necessaria coltura commerciale, lo sviluppo del credito, l’ordinamento bancario, i docks, i magazzini generali, l’attività dei cittadini? Fin dal 1858, undici anni prima dell’apertura del canale, l’Inghilterra, l’Olanda, la Francia, la Russia, gli Stati Uniti di America avevano ottenuto le grandi agevolezze commerciali col Giappone; e il Re di Napoli non pensava che a costruir chiese e a trovare una moglie al principe ereditario! Nè, dopo il 1860, vi si dimostrò più preparata la nuova Italia. A nulla valsero i lieti augurii che il buon ministro Luigi Torelli trasse dal fatto, che ad attraversare il canale di Suez, i primi due legni furono del mezzogiorno di Italia, anzi pugliesi, due barche peschereccie di Trani, di dieciotto tonnellate ciascuna!