Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/605

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rono alla casa di Alaeddin, e lo trovarono seduto, colla testa appoggiata alle mani, immerso in tristi pensieri. Il giovane si alzò per riceverli, e riconosciuto il principe, si gettò a’ suoi piedi. Aaron lo fece rialzare con bontà, e gli disse affettuosamente che pensava sempre a lui. — Iddio prolunghi i giorni di vostra maestà!» sclamò Alaeddin, cogli occhi pregni di lagrime.

«— Perchè,» soggiunse il califfo, «avete cessato di venire a trovarci, e vi assentaste per tanto tempo dal divano? — Sire,» rispose Alaeddin, «io sono inconsolabile della perdita della mia sposa Zobeide.

«— Non bisogna abbandonarsi così al dolore,» riprese Aaron, «e dovete sottomettervi ai decreti della Provvidenza: le lagrime che versate sono inutili, e non potranno rendere la vita alla vostra sposa. — Io non cesserò di piangerla,» disse Alaeddin, traendo un profondo sospiro, «se non quando la morte ci avrà riuniti per sempre. —

«Il califfo, partendo, gli raccomandò di recarsi al divano secondo il solito, e non privarlo a lungo della sua presenza.

«Tocco della bontà del principe, Alaeddin salì all’indomani a cavallo, si recò al divano, ed entrando nella sala, si prosternò col viso a terra. Il califfo, vedendolo, scese dal trono, si avanzò per farlo rialzare, ed accoltolo nel modo più lusinghiero, gli fece riprendere il solito posto. — Io spero,» gli disse con bontà, «che voi sarete stasera dei nostri. —

«Chiuso il divano, il califfo, rientrando nel serraglio, fece venire una schiava di nome Cout Alcouloub1, e le disse: — Alaeddin ha perduta la sua sposa Zobeide, la quale, pel suo talento musicale, for-

  1. L’alimento dei cuori.