Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/182

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sol in capo a non so quanti giorni per vederli ed approvarne il divisamento. — La fabbrica sarà veramente superba,» disse; «ma oimè! Kut-al-Kolob era sola degna di abitarla.» E quella lacerante riflessione gli facea versare nuove lagrime, mentre il visir cercando di consolarlo, andava ripetendo: — Rassegnatevi, sire, alla vostra disgrazia, poichè i savi lasciarono scritto: Sii umile nelle prosperità, e paziente allorchè ti opprime la sciagura. — Visir,» rispondeva il sultano, «è vero che la rassegnazione è degna d’elogio, e lo scoraggiamento biasimevole; laonde, ebbe ragione un poeta di dire: Sii calmo nel mezzo dell’avversità, poichè la sola calma ti può trar di periglio. All’afflizione spesso succede la gioia, e dopo il dolore viene di solito il piacere. Ma oimè! non è dato all’uomo di signoreggiare i propri affetti, e Kul-al-Kolob mi era si cara e molcevami tanto l’anima, che nessun’altra donna, quand’anche la superasse in beltà, non potrebbe ormai procurarmi un istante di letizia.» L’amarezza delle querele del misero sultano dimostrò al visir quanto profonda fosse la piaga, e che il tempo solo poteva cicatrizzarla.

«Ogni giorno il sultano ed il suo ministro andavano ad ispezionare i lavori del superbo edifizio. In breve se ne sparse la voce per tutta la città, talchè informatane Kut-al-Kolob, disse al pescatore: — Ogni giorno noi spendiamo il nostro denaro senza guadagnar nulla: andate a lavorare nel monumento che fa costruire il sultano. Dicesi che il principe sia generoso; quell’occupazione potrà esservi utile. Mia cara padrona,» rispose il pescatore, «avrò io la forza d’allontanarmi da voi, anche sol per un istante?» Infatti, il buon uomo erasi invaghito della giovane, ed essendosene questa avveduta, non viveva senza inquietudine, benchè la memoria che il pescatore conservava della sua avventura colla figlia del mer-