Pagina:Leibniz - La monadologia, Sansoni, Firenze, 1935.djvu/46

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16 parte prima — il sistema leibniziano

sostanza esistente con semplici possibilitá, non può essere altro che l'intelletto che ne ha le idee; e a determinarne una non può essere altro che l'atto della volontà che sceglie. Ed è la potenza di questa sostanza che ne rende la volontà efficace. La potenza tende all'essere, la saggezza o l'intelletto al vero, la volontà al bene. E questa causa intelligente deve essere infinita in tutti i modi, e assolutamente perfetta quanto a potenza, saggezza e bontà, poiché essa tende a tutto ciò che è possibile. E siccome tutto è connesso, non vi è ragione di ammetterne più di una. 11 suo intelletto è la fonte delle essenze, la sua volontà è l'origine delle esistenze. Ecco in poche parole la prova di un Dio unico con le sue perfezioni e, per suo mezzo, l'origine delle cose.

(Teodicea, 1710, § 7).


Le verità di ragione sono dunque il contenuto dell'intelletto di Dio, le verità di fatto il prodotto della sua volontà, fra le infinite possibilità che potrebbero realizzarsi entro gli schemi del principio di non contradizione, Dio ne sceglie una, e la pone in atto. Anche in questo, Leibniz si oppone a Cartesio, il quale ritiene che la materia assuma tutte le forme possibili. Egli cita, per confutarlo, questo passo dei Principî di Filosofia (parte III, art. 47): «Poiché la materia assume successivamente tutte le forme di cui è capace, se consideriamo ordinatamente queste forme, giungeremo infine a quella che appartiene a questo nostro mondo, in modo che non sia da temere alcun errore per colpa di una eventuale falsa ipotesi»1. Leibniz risponde:


Non credo che si possa enunciare una proposizione piú pericolosa di questa. Poiché, se la materia riceve successivamente tutte le forme possibili, ne deriva che non si

  1. Cartesio è costretto alla concezione che tutti i mondi possibili siano effettivamente esistenti, dal suo impegno di dedurre il mondo dalle sole idee chiare e distinte o di ragione. Leibniz, col suo principio di una netta separazione fra la possibilità e l'esistenza, può esimersi da questo passaggio per tutte le forme della possibilità, e risolvere il problema dell origine del mondo sensibile con un diretto ricorso al principio delle verità di fatto.