Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/276

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ANNO 181!) - LETTERE 108-10» 241 informato (lei suo valore: e questo medesimo ch’io scrivo presentemente a lei per combattere la sua modestia, lo scrissi due anni fa per prevenire i sospetti soliti a nascere in queste tali occasioni. E fu in una nota a quell’articolo dove m’accadde far memoria di V. S., ch’Ella lesse, poiché mi scrive 1 d’averlo letto, nello Spettatore italiano. Ma la nota, siccom’era piuttosto franca e risentita, parve allo Spettatore di tralasciarla, e in vece ne mise una propria, dove diceva il contrario.2 DeWEneide Ella mi dà una carissima notizia avvisandomi che l’ha quasi finita di tradurre, il che mi riesce tanto più caro quanto nuovo, perch’io non sapea deV Eneide, ma solamente delle Georgiche, e di queste dissi in quell’articolo, e ora avrei per somma grazia di sapere s’Ella abbia in animo di pubblicarle, e quando. Concorro totalmente nell’opinione di V. S., che il poema del Caro, coni’ è bellissimo per se stesso, cosi non passi il mediocre in quanto è traduzione deV Eneide latina, anzi abbia scambiato formalmente il carattere dello stile virgiliano., ch’Ella conosce ed esprime ne’ suoi versi con tanta perfezione. Io non so perché, avendomi avvertito3 il Giordani molti mesi addietro d’avermi fatto ascrivere alla stampa 4 delle opere di V. S., non solamente il quarto volume, di cui Ella mi parla, ma nemmeno il primo mi sia stato ancora spedito, ch’io sappia. Tuttavia comprendo dalle parole di V. S. ch’Ella ha pubblicato il principio della sua Gerusalemme,5 e non si faccia maraviglia ch’io non lo sapessi per altra parte, giacché prczione degli ulivi, pubblicato nel 1805, che gli aveva fruttato la cattedra di eloquenza nel liceo della Rua città, sia per l’altro poema La Pastorizia (1814) che è l’opera di lui più notevole. 1 La lettera dell’Arici, cui qui si accenna, manca. 2 L’«articolo» del L. ora stato pubblicato nello Spettatore italiano (quaderno 4° di quella serie del 1817), ed era propriamonte il Discorso preliminare alla traduzione della Titanomachia di Esiodo. In esso G. cosi scriveva doll’Ariei:.c L’Arici (e si roda e si affètti e si trùcioli l’invidia a sua posta) si vede chiaro per li suoi versi originali che ha rirnenato il Parini assiduamente, ed è il più Virgiliano e Pariniano poeta che si conosca; non aggiungo in Italia, perché niuno vorrà credere che gli stranieri abbiano poeti Pariniani. Né di Virgilio potea egli sceglier cosa che più delle Georgiche s’addicesse alla sua penna tanto bene esercitata nella poesia didascalica, e nomatamente in quella che tratta le cose rustiche, della quale se punto di amore della vera e casta e leggiadra poesia resterà agli avvenire, l’Arici sarà citato a modello con l’Alamanni e lo Spolverini». A questo punto doveva venire la nota «franca e risentita > cui accenna nella sua lettera il L.; al posto della quale fu messa invece la seguente: «Vale a dire che cosi sente il sig. conte G. Leopardi. Altri per avventura sentirà molto diversamente, e senza essere róso dall’invidia, eli’ è la passione de’ bassi animi, dubiterà che la posterità non sia per confermare questo ed altrettali giudizi di lui, benché usciti da un animo candido e libero (Lo Spett.)». 3 Nella minuta era prima.i avendomi scritto». 4 Nella minuta: «notare fra gli associati». 5 La Gerusalemme distrutta, di cui eran stati pubblicati i primi sei canti. Cfr. lett. 91. p. 144. paragrafo 2°, lett. 93, p. 147, paragrafo 4°, e lett. 240. 10. - Leopardi. Epistolario. I.