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196 nella conca d'ampezzo


none è la soluzione di un quesito matematico irto di cifre.

Non abbiamo tardato ad accorgerci, operando sul territorio conquistato, che le carte topografiche austriache messe in commercio differivano da quelle riservate dello Stato Maggiore nemico per una alterazione di punti trigonometrici, appena percettibile ma sufficiente a turbare l’orientazione dei tiri. Abbiamo dovuto scoprire le alterazioni e calcolarle.

Inoltre gli austriaci spostano, quando possono, i segni visibili messi sul terreno ad indicare i punti trigonometrici. Da noi questi segni sono delle piccole piramidi di pietra, in Austria sono degli alti cavalletti di legno che si scorgono da lontano. È avvenuto qualche volta che i tiri, precisi alla sera, deviassero alla mattina. Nella notte il nemico aveva portato un centinaio di metri più a oriente o ad occidente qualche cavalletto sul quale s’era calcolata l’angolazione. È veramente singolare questa schiavitù dei cannoni più possenti ai tracciati fantastici di un teorema, a delle esattezze logaritmiche, senza le quali essi divengono ciechi.

Questa parte della guerra, che si svolge dietro al furore delle battaglie, lontano dalle masse per chilometri e chilometri, in una calma, in una solitudine di pendici e di valli, ha qualche cosa di affascinante e di terribile. Gli artiglieri che s’intravvedono talvolta in un’ombra di selve, taciturni, raccolti intorno ad una massa