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i coloni 197


piccole paludi. Domandarono la rescissione dei contratti, ma il venditore rimediò creando per le due colonie un centro solo al quale dette il nome di Nuova Roma, e tutti contenti.

I cartelli réclame poi sono capolavori del genere: la «pianta» delle colonie vi appare tutta verde, con belle strade bianche, divisa in quadri sui quali l’ingenua fantasia dei contadini miete messi abbondanti. Come resistere alla tentazione di comperare un pezzo di quella bella terra, quando si ha in tasca qualche migliaio di pesos, siano pure risparmiati Dio sa a costo di quanti sacrifici? Non occorre pagar subito: si paga a rate annuali. Si paga in cinque, sette, dieci anni.

Il colono viene a pagare così un prezzo enorme. Non sempre riesce a soddisfare ai suoi impegni, ed allora si vede ritolta la terra che egli ha fecondato, per la quale ha speso per anni ed anni ogni sua energia ed ogni suo pensiero, quella terra nella quale aveva riposto tutte le sue speranze. Deve abbandonarla, abbandonare la casa che bene spesso ha eretto con le sue mani, rese sapienti dalla necessità, abbandonare le messi, tutto. E si trova ricaduto nella miseria assoluta: tutto è da ricominciare.



Il colono non riceve il titolo di proprietà della terra comperata che quando ha compìto l’ultimo versamento; è questo che rende la sua posizione sempre incerta. Finchè i raccolti sono buoni egli può cavarsela, consacrando tutto il suo lavoro al pagamento delle rate. È una vita di sacrificio e di privazioni, ma è nei limiti del possibile; e in fondo ad essa egli vede la li-