Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/643

Da Wikisource.


55.Per rabbia e per dolor la destra sciocca
si morde il Negro, che quel colpo ha fatto.
Ma Dardiren, che ’l dardo ha su la cocca,
piú non aspetta a scaricare il tratto.
Senz’altro indugio a sé tirando il tocca,
e lascia andarlo impetuoso e ratto.
Per l’aria, che qual fólgore divide,
striscia lo strale, e strepitoso stride.

56.Da l’arco Sorian la freccia uscita,
e da la man che l’impeto le diede,
va la Fera a trovar, che sbigottita
move, giá rotto il laccio, in fuga il piede,
e la raggiunge, e di mortai ferita
per lo fianco sinistro il cor le fiede,
e ’l colpo, onde di sangue il campo bagna,
con lieti gridi il popolo accompagna.

57.Tra i quattro allor Saettatori egregi,
che fur dal caso a gareggiar promossi,
fé’ Citherea distribuire i pregi
a suon di varii bronzii e varii bossi.
Ma Dardiren de’ piú superbi fregi,
come il piú degno e segnalato, ornossi;
onde colui che ’l volto arso ha dal Sole
sdegnoso freme, e con la Dea si dole.

58.— Non per valor — dicea — ma per ventura
m’usurpa oggi costui le glorie prime,
ché s’avess’io, qual egli ha, l’armatura,
giunto non fora a quest’onor sublime.
Di tempra è l’arco suo non molto dura,
e guernite ha di corno ambe le cime,
corno di Capro alpin, ch’agevolmente
si curva e torce, ed a la man consente.