Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/709

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319.Mario a lato gli va. L’armi che cinge
(fuor lo scudo, ch’è rosso) ha tutte bianche.
Duo Leoni in quel rosso egli dipinge,
che quattro Pani d’oro han tra le branche.
Annibaldo la lancia a prova stringe,
e ’n sembianze ne vien feroci e franche.
Il bruno Scorpïon scolpisce in oro,
che vessillo fia poi del fiero Moro.

320.Il buon Curzio procede a lui vicino,
Scipio con Fabio alfin dietro s’accampa.
L’un nel targone azur sculto d’òr fino
tien l’animal magnanimo che rampa.
L’altro il quartier dorato e purpurino
di croce trionfai per mezo stampa.
L’ultimo ha lista d’òr, che per traverso
scacchier divide innargentato e perso.

321.Ma non vedi un di lor, c’ha giá l’antenna
sovra la coscia, e ben che grave e grossa,
lieve giunco gli sembra, ed agil penna?
Stiam pur dunque a mirar quant’egli possa.
Giá fattosi da capo, ecco ch’accenna
dritto in su ’l filo entro l’agon la mossa.
Ecco volar qual fólgore leggiero
la piuma, che fiammeggia in su ’l cimiero. —

322.Intanto poi che furo i nomi scritti
de’ Cavalier da la divisa ardente,
e d’osservare i promulgati editti
giuraro, e per mirar tacque la gente,
correndo ad un ad un gli emuli invitti
tutti si segnalár notabilmente.
Alcun non fu, che non n’uscisse a pieno
o con vittoria, o con applauso almeno.