Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/17

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atto primo 11


disperato consiglio a questo lido.
Del tuo germano infido
alle barbare voglie, al genio avaro
ti fu l’Africa sol schermo e riparo.
Fu questo, ove s’inalza
la superba Cartago, ampio terreno
dono del mio signore, e fu...
Didone.  Col dono
la vendita confondi...
Iarba. Lascia pria ch’io favelli, e poi rispondi.
Didone. (Che ardir! (piano ad Osmida)
Osmida.  Soffri.) (piano a Didone)
Iarba.  Cortese,
Iarba, il mio re, le nozze tue richiese:
tu ricusasti: ei ne soffrì l’oltraggio,
perché giurasti allora
che al cener di Sicheo fede serbavi.
Or sa l’Africa tutta
che dall’Asia distrutta Enea qui venne;
sa che tu l'accogliesti e sa che l’ami;
né soffrirá che venga
a contrastar gli amori
un avanzo di Troia al re de’ mori.
Didone. E gli amori e gli sdegni
fian del pari infecondi.
Iarba. Lascia pria ch’io finisca, e poi rispondi.
Generoso il mio re, di guerra invece,
t’offre pace, se vuoi;
e, in ammenda del fallo,
brama gli affetti tuoi, chiede il tuo letto,
vuol la testa d’Enea.
Didone.  Dicesti?
Iarba.  Ho detto.
Didone. Dalla reggia di Tiro
io venni a queste arene
libertade cercando e non catene.