Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. IV, 1914 – BEIC 1885923.djvu/25

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atto primo 19


grande al par dell’impero, un dono attende

maggior di tutti i doni.
Serse. Pur che pace non sia, siedi ed esponi. (Lisimaco siede)
Neocle. (È Lisimaco?) (a Temistocle)
Temistocle.   (Sí.) (a Neocle)
Neocle.   (Potria giovarti
un amico sí caro.)
Temistocle.   (O taci o parti.)
Lisimaco. L’opprimer chi disturbi
il pubblico riposo è de’ regnanti
interesse comun. Debbon fra loro
giovarsi in questo anche i nemici. A tutti
nuoce chi un reo ricetta,
ché la speme d’asilo a’ falli alletta.
Temistocle (ah! perdona,
amico sventurato) è il delinquente,
che cerca Atene. In questa reggia il crede;
pretenderlo potrebbe; in dono il chiede.
Neocle. (Oh domanda crudele!
oh falso amico!)
Temistocle.   (Oh cittadin fedele!)
Serse. Esaminar per ora,
messaggier, non vogl’io qual sia la vera
cagion per cui qui rivolgesti il piede,
né quanto è da fidar di vostra fede.
So ben che tutta l’arte
dell’accorto tuo dir punto non copre
l’ardir di tal richiesta. A me che importa
il riposo d’Atene? Esser degg’io
de’ vostri cenni esecutor? Chi mai
questo nuovo introdusse
obbligo fra’ nemici? A dar venite
leggi o consigli? Io non mi fido a questi,
quelle non soffro. Eh! vi sollevi meno
l’aura d’una vittoria; è molto ancora
la greca sorte incerta;
è ancor la via d’Atene a Serse aperta.