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284 ix - demetrio


questa sete d’onor? Che giova al mondo

questa gloria tiranna,
se costa un tal martíre,
se, per viver a lei, convien morire?
Barsene. Regina, è dunque vero
che trionfar sapesti
sui propri affetti anche al tuo ben vicina?
Fenicio. Dunque è vero, o regina,
che avesti un cor sí fiero
contro te, contro Alceste?
Cleonice.   È vero, è vero.
Fenicio. Non ti credea capace
di tanta crudeltá.
Barsene.   Minor costanza
non sperava da te.
Fenicio.   L’atto inumano
detesterá chi vanta
massime di pietá.
Barsene.   L’atto sublime
ammirerá chi sente
stimoli di virtú.
Fenicio.   Col tuo rigore
oh quanto perdi!
Barsene.   Oh quanta gloria acquisti!
Fenicio. Deh! rivoca...
Barsene.   Ah! resisti...
Cleonice.   Oh Dio! tacete.
Perché affliggermi piú? Che mai volete?
Fenicio. Vorrei renderti chiaro
l’inganno tuo.
Barsene.   Di tua costanza il vanto
vorrei serbarti.
Cleonice.   E m’uccidete intanto.
Egualmente il mio core
il proprio male ed il rimedio abborre;
e m’affretta il morir chi mi soccorre.