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74 vi - semiramide
Tamiri.   Al nuovo giorno

sará forse mio sposo: ei non invano
a mio favor s’affanna.
Ircano. Fortunato Mirteo! (Quanto s’inganna!)
          Tu sei lieto, io vivo in pene:
     ma, se nacqui sventurato,
     che farò? Soffrir conviene
     del destin la crudeltá.
          Voi godete, io del mio fato
     vado a piangere il rigore:
     cosí tutta al vostro amore
     lascerò la libertá. (parte)


SCENA IX [VIII]

Tamiri e Mirteo.

Mirteo. Felice me, se un giorno

pietosa ti vedrò!
Tamiri.   Se di Scitalce
pria non sei vincitor, tu di Tamiri
possessor non sarai.
Mirteo.   L’avrei punito,
s’ei fosse in libertá. Nino lo rese
suo prigionier.
Tamiri.   Perché?
Mirteo.   Per vendicarti.
Tamiri. Per vendicarmi! E chi richiese a lui
questa vendetta? Io voglio
che il punisca un di voi.
Mirteo.   Libero ei vada:
eccomi pronto.
Tamiri.   A me lascia la cura
della sua libertá: tu pensa al resto.
Mirteo. Ubbidirò, ma poi
stringerò la tua destra?
Tamiri.   Io mi spiegai
abbastanza con te.
Mirteo.   Sí; ma potresti
pentirti ancor.