Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/284

Da Wikisource.
274 GUERRE GOTTICHE

volse gli sguardi a Vitige, ed ammirò la schiera de’ barbari forniti di grandissimi corpi ed atanti della persona. Ricevuto ch’ebbe nel palazzo il tesoro di Teuderico, sorprendentissimo a fe’ mia, mostrollo ai senatori gloriandosi delle grandi sue imprese; non permise tuttavia ai Bizantini di vederlo, nè tampoco decretò il trionfo al condottiero, giusta il praticato quand’egli tornò, vincitore di Gelimero e de’ Vandali, dall’Africa. Iva non pertanto nella bocca di tutti il nome di Belisario, siccome colui che avea riportato due vittorie, allo splendor delle quali sarebbesi invano messa a riscontro ogni altra di che gloriar si potea qualunque de’ precedenti capitani. Imperciocchè fu tutto suo merito il condurre prigionieri in Bizanzio due re, il porre nelle mani de’ Romani, fuor d’ogni aspettazione, la prosapia ed i tesori di Gizerico e di Teuderico, de’ quali monarchi non ebbevene tra’ barbari altri più illustre; l’aver consegnato alla repubblica le innumerevoli ricchezze tolte ai nemici, e ricuperato in assai breve tempo all’imperio forse la metà delle terre e dei mari. Quest’eroe in Bizanzio forniva cotidiananiente un giocondo spettacolo ai cittadini, o che dalla casa e’ si portasse nel foro, o che retrocedesse da questo a quella, nè aveavi chi saziar potesse la brama di rimirarlo; ond’è che il suo farsi in pubblico non differiva per nulla da una magnificentissima pompa, traendo ognor seco immenso codazzo di Vandali, di Gotti e di Maurusii. Era alto ed avvenente della persona, nè ammetteva confronto la maestà del suo volto; di guisa poi benigno e piacevole accoglieva chiunque gli si presentava, che lo avresti