Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/8

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IV


splendore e l’incanto delle loro bellezze naturali. Quello che io provo quando salgo la bella collina e mi vi traitengo si è rinnovato, carissimo P. Abate, scrivendo questo libro attorno al quale ho faticato molto, ma sempre con letizia grande, senza neppure un momento di sconforto, di tedio, di noia, sì facili ad abbattere, in certi giorni, lo spirito nostro. Si direbbe quasi che Maria dolce abbia infuso alle mie potenze, abbia versato nel mio cuore quella pace che ha reso tollerabili non solo, ma gradite e indimenticabilmente soavi le fatiche della ricerca e della composizione di questo lavoro.

Il quale del rimanente non potrebbe non esser dedicato a te, Hev.mo e diletto amico, che con tuo grande sacrifizio, ma con piena fiducia nella Provvidenza ne hai reso possibile la pubblicazione.

Se non fosse stato per te il mio «Montenero», lavoro non certamente scevro d’imperfezioni, ma nuovo nel genere suo e rispondente, per quanto ho procurato, all’indirizzo della critica e degli studi storici odierni, sarebbe rimasto nelV ammasso informe di note e di documenti coi quali sino dal 1895 era stato preparato.

Non è dunque, oltreché la voce del cuore, ai cui suggerimenti non chiudo l’orecchio giammai, anche quella della giustizia e della gratitudine, che m imponevano di dedicare a te questo libro?

Credi all’affetto immutabile del

Tuo
Pietro Vigo.

Montenero 3 Novembre 1901.


All’Ill.mo e Rev.mo
P. Ab. I). Arsenio Viscardi Vallombr osano
Montenero.