Pagina:Serao - All'erta, sentinella!, Milano, Galli, 1896.djvu/157

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terno secco 143


— Candele, candele, chi vuole candele — si mise a borbottare lo sciancato, lustrando a più non posso lo stivaletto.

— Oh zì Domenico, non fate il cattivo — esclamò Gelsomina.

— E che ne avete fatto, donna Gelsomina, del vostro avvocato? — disse ironicamente Federico, accendendo un mozzicone nero.

— Io non ho avvocati — diss’ella, dispettosamente. — Quando ho una lite, mi difendo da me.

— Eh brava, donna Gelsomina, siete assai guappa: ma io parlavo di don Giovanni Caccioppoli; quello lo conoscete.

— Lo conosco: ma non ne so niente. Sarà morto, credo.

— Non parlate così: quello vi vuole sposare.

— Sicuro! Ma ho altre idee io..

— E si possono conoscere, donna Gelsomina, queste idee?

— E a voi che ve ne importa?

— Candele, candele! — strillava lo sciancato lustrascarpe.

— Donna Gelsomina, quanto è vero il giorno di oggi, se prendo un terno, combiniamo qualche cosa insieme — disse seriamente il parrucchiere.

— Perchè non giochiamo insieme, oggi, il terno di Tommasina, la serva della signora francese?

— Che terno è? — disse zì Domenico, il lustrino,