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lasgi Tirreni che ne arrecarono all’Oriente. È sol questione di un’inversione, mentre la strada ne resta sempre la medesima. Bisogna osservare che la vera civiltà non è verisimile venisse ab antico coi primi popoli emigranti dall’Asia, ma che piuttosto in Occidente sviluppò donde fu diffusa, e l’Oriente la ebbe di ritorno. L’uomo venne per terra dall’Oriente in Occidente, la civiltà si fece marina per poter ritornare dall’Occidente all’Oriente.

Intendo di aver parlato bastantemente in tal soggetto esponendo la mia opinione con un ardire che poco si confà al caso di aver molti da parte avversa che non san distaccarsi dalle preconcette idee e dal consentimento dei più. Protesto di non aver detto quanto richiederebbe l’argomento, perchè solo mio scopo fu di stendere una memoria per invitare i dotti italiani a studiare e scrivere sulle antichità italiche, e perchè mi parve che la scuola patria ha buoni fondamenti di ragioni. Con questo non dico che chi scrive debba ispirarsi dalla vanità nazionale come i dottissimi Müller e Niebuhr, che trattando de’ Pelasgi gli fecero Germani, e Freret e Thierry gli fecero Galli. La sapienza è universale e non ha per patria nè un municipio nè una nazione; tuttavia riandandone la storia, se trovi che accrescono le glorie nazionali, usa carità di patria lo scrittore che cerca rischiarare le glorie della nazione, non già di offuscarle. In Italia corre da qualche tempo un vezzo contrario, tenendo per indubitati i giudizi della scuola germanica, e fraudando senza riguardo i nostri maggiori delle lodi che meritarono. Anzi se tu ti mostri