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Pagina:Troya, Carlo – Del veltro allegorico di Dante e altri saggi storici, 1932 – BEIC 1955469.djvu/123

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del veltro allegorico di dante 117


Il bavaro di Lombardia passò a Pisa: quivi, alla sua presenza, Castruccio ebbe con Guido Tarlati gravissima disputa e piena di contumelie (settembre 6), per le quali oltremodo infiammato il vescovo di Arezzo lasciò il campo imperiale. Non aveva egli oltrepassato la Maremma, quando malattia ferocissima il rapi ai vivi (ottobre 6), e concedè la dominazione di Arezzo al suo fratello Piero Sacconi.

Ranieri II della Faggiola non fu degli ultimi che raggiunsero il bavaro. E pervenuto costui a Roma nell’anno seguente (1328), Ranieri l’accompagnò insieme con Castruccio Castracani, e coi principali ghibellini. Ranieri fu dichiarato senatore di Roma; di questa carica da Carlomagno infino allora i piú gran monarchi erano stati ambiziosi, quantunque ora fosse cessata l’antica possanza di essa. Ma Castruccio, richiamato dagli affari della Toscana, lasciò il bavaro in Roma (agosto 4); il quale in breve fu obbligato anch’egli di abbandonar quella cittá per ritornare a Pisa, e nel viaggio ricevè la nuova che quegli era spirato nel colmo dell’etá e della gloria (settembre 3). Sette giorni dopo la morte di Castruccio, Cane Scaligero fu eletto signor di Padova, stanca ormai di guerra si lunga: Ferreto allora scrisse un poema in lode degli Scaligeri, che ancor si legge non senza utilitá per la storia. Coll’aquisto di Padova sembrò a Giovanni Villani che la profezia di Michele Scoto avesse avuto l’effetto. Infine il bavaro si trasse in Pisa (settembre 21); quivi declinando giá le sue cose, fece varie concessioni ai suoi fedeli e massimamente a Ranieri II senator di Roma: confermando le donazioni fatte ad Uguccione, il di cui castello della Faggiola nuovamente dichiarò essere posto nel distretto e nella diocesi di Monte Feltro (1329 febbraio 14).

Non contento Can della Scala del vedersi padrone di Padova desiderata, ed intollerante di qualunque riposo, di nuovo mosse le armi contro la cittá di Trevigi (luglio 4). E l’ebbe a patti; e, non altrimenti che in Padova, vi fu ricevuto magnitícamente. Ma qui era segnato il termine della sua prosperitá e della vita: improvviso malore il tolse dagli uomini, compiuto appena ch’egli ebbe il suo anno trigesim’ottavo.