Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/196: differenze tra le versioni

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Bautta,
La forte e nova mia disa ventura
<poem>La forte e nova mia disaventura
m' à desfatto nel core
m' à desfatto nel core
onni dolce penser, eh' i' avea d' amore,
{{R|3}}onni dolce penser, ch' i' avea d' amore,

Desfatto m' à già tanto de la vita,
Desfatto m' à già tanto de la vita,
che la gentil piacevol donna mia
chè la gentil piacevol donna mia
de 1' anima destrutta s' è partita
de 1' anima destrutta s' è partita
sì, ch'i' non veggio là dov' ella sia.
sì, ch'i' non veggio là dov' ella sia.
Non è rimasa in me tanta balia
Non è rimasa in me tanta balia
eh' io de lo su' valore
ch' io de lo su' valore
possa comprender ne la mente fiore.
{{R|10}}possa comprender ne la mente fiore.

Ven che m'uccide un sottile penserò
Ven che m'uccide un sottile pensero
che par che dica eh' i' mai no la veggia:
che par che dica ch' i' mai no la veggia:
questo tormento disperato e fero,
questo tormento disperato e fero,
che strugge e dole, incende ed amareggia.
che strugge e dole, incende ed amareggia.
Trovar non posso a cui pietate cheggia
Trovar non posso a cui pietate cheggia
mercè di quel signore,
mercè di quel signore,
che gira la fortuna del dolore.
{{R|17}}che gira la fortuna del dolore.</poem>
Primari Ca, Mart : preferibile il secondo pur essendo minime le differenze. La lezione in-

fatti di Afait al v. 22 è più chiara che quella di Ca, adottata dall' Ercole Con uno stiracchia-

mento del s -uso : così il significato e più limpido pur durando lo stacco metrico.


{{smaller|Primari ''Ca'', ''Mart'' : preferibile il secondo pur essendo minime le differenze. La lezione infatti di ''Mart'' al v. 22 è più chiara che quella di ''Ca'', adottata dall' Ercole con uno stiracchiamento del senso : così il significato e più limpido pur durando lo stacco metrico.}}

Versione delle 12:05, 27 nov 2014


- 182 -

Ballata.


La forte e nova mia disaventura
     m' à desfatto nel core
     3onni dolce penser, ch' i' avea d' amore,

Desfatto m' à già tanto de la vita,
     chè la gentil piacevol donna mia
     de 1' anima destrutta s' è partita
     sì, ch'i' non veggio là dov' ella sia.
     Non è rimasa in me tanta balia
     ch' io de lo su' valore
     10possa comprender ne la mente fiore.

Ven che m'uccide un sottile pensero
     che par che dica ch' i' mai no la veggia:
     questo tormento disperato e fero,
     che strugge e dole, incende ed amareggia.
     Trovar non posso a cui pietate cheggia
     mercè di quel signore,
     17che gira la fortuna del dolore.



Primari Ca, Mart : preferibile il secondo pur essendo minime le differenze. La lezione infatti di Mart al v. 22 è più chiara che quella di Ca, adottata dall' Ercole con uno stiracchiamento del senso : così il significato e più limpido pur durando lo stacco metrico.