Postuma (1883)/LXXVI: differenze tra le versioni
Nessun oggetto della modifica |
(Nessuna differenza)
|
Versione delle 16:15, 26 gen 2006
Perchè della tua porta, Emma gentile,
La vergogna mi ferma al limitar?
Perchè sei tanto bella e tanto vile?
Perchè ti bacio e non ti posso amar?
Lieta tu pur m’accogli e ne’ giocondi
Occhi di voluttà trema un balen:
Piovon disciolti i tuoi capelli biondi
Sulle giunonie spalle e il nudo sen.
Oh, le lunghe carezze e l’infocate
Strane lascivie tue chi dir le può?
Chi l’ha baciate, di’, chi l’ha baciate
Le tue labbra frementi e le scordò?
Oh quante volte stanco io chiusi gli occhi
Poichè la forza al mio desir fallì,
E il capo riposai sui tuoi ginocchi
Desiderando di morir così!
Ma quando sull’aurora una lontana
Squilla di bronzi entrambi ci destò,
Pagai le tue carezze, o cortigiana,
E la vergogna in cor mi ritornò.
Torna, sordida cagna, al tuo covile,
Sotto ai bruti irruenti a spasimar,
Torna all’infamia tua; sei troppo vile,
Sei troppo vile; non ti posso amar!