Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/45: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
Casmiki (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 75%
+
Pagine SAL 100%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
''lo ignori, non ne farò al presente menzione, in mio pensiere tenendo essere pazzia da uomo prosuntuoso volere investigare qual sia la natura di Dio; e l’ uomo mortale non potere nemmeno conoscere nel loro giusto vero te cose umane: tanto meno poi valere esso a conoscere la divina natura. In quanto a me si omettono senza differenza codeste cose, per sola credulità dai mortali venerate; e nel particolar mio null’altro in questo tempo ardisco confessare intorno a Dio, se non che egli è pienamente buono, e reggitore di tutte le cose, che in sua podestà tiene l’universo. E lascio poi che di tali quistioni dica come le intende chiunque o sacerdote o laico e zotico''. Senza fare l’ apologia di Procopio , il quale certamente qui non tiene linguaggio di teologo ; senza dare a queste sue parole la mite, e forse giusta interpretazione che la carità cristiana in simili casi
''lo ignori, non ne farò al presente menzione, in mio pensiere tenendo essere pazzia da uomo prosuntuoso volere investigare qual sia la natura di Dio; e l’uomo mortale non potere nemmeno conoscere nel loro giusto vero le cose umane: tanto meno poi valere esso a conoscere la divina natura. In quanto a me si omettono senza differenza codeste cose, per sola credulità dai mortali venerate; e nel particolar mio null’altro in questo tempo ardisco confessare intorno a Dio, se non che egli è pienamente buono, e reggitore di tutte le cose, che in sua podestà tiene l’universo. E lascio poi che di tali quistioni dica come le intende chiunque o sacerdote o laico e zotico''. Senza fare l’ apologia di ''{{AutoreCitato|Procopio di Cesarea|Procopio}}'', il quale certamente qui non tiene linguaggio di teologo; senza dare a queste sue parole la mite, e forse giusta interpretazione che la carità cristiana in simili casi suggerisce, potendosi dire ch’ egli ebbe così parlando in mira le tante sette de’ suoi tempi, e l’audacia d’investigazioni a null’altro atte che a scandolezzare, massimamente riguardate per la parte di coloro, che senza o ministero, o studio e capacità, sorgevano a disputare e non già che intendesse comprendere nel suo discorso le verità ortodosse debitamente annunciate; senza dire in fine che quanto riguarda la professione di fede qui esposta non ad altro evidentemente tende che a fissare il principio fondamentale della religione, giacché, come
suggerisce, potendosi dire ch’ egli ebbe così parlando in mira le tante sette de’ suoi tempi, e l’audacia d’investigazioni a null’ altro atte che a scandolezzare, massimamente riguardate per la parte di coloro, che senza o ministero, o studio e capacità, sorgevano a disputare e non già che intendesse comprendere nel suo discorso le verità ortodosse debitamente annunciate; senza dire in fine che quanto riguarda la professione di fede qui
esposta non ad altro evidentemente tende che a fissare il principio fondamentale della religione, giacché, come

Versione delle 13:06, 31 dic 2015


15

lo ignori, non ne farò al presente menzione, in mio pensiere tenendo essere pazzia da uomo prosuntuoso volere investigare qual sia la natura di Dio; e l’uomo mortale non potere nemmeno conoscere nel loro giusto vero le cose umane: tanto meno poi valere esso a conoscere la divina natura. In quanto a me si omettono senza differenza codeste cose, per sola credulità dai mortali venerate; e nel particolar mio null’altro in questo tempo ardisco confessare intorno a Dio, se non che egli è pienamente buono, e reggitore di tutte le cose, che in sua podestà tiene l’universo. E lascio poi che di tali quistioni dica come le intende chiunque o sacerdote o laico e zotico. Senza fare l’ apologia di Procopio, il quale certamente qui non tiene linguaggio di teologo; senza dare a queste sue parole la mite, e forse giusta interpretazione che la carità cristiana in simili casi suggerisce, potendosi dire ch’ egli ebbe così parlando in mira le tante sette de’ suoi tempi, e l’audacia d’investigazioni a null’altro atte che a scandolezzare, massimamente riguardate per la parte di coloro, che senza o ministero, o studio e capacità, sorgevano a disputare e non già che intendesse comprendere nel suo discorso le verità ortodosse debitamente annunciate; senza dire in fine che quanto riguarda la professione di fede qui esposta non ad altro evidentemente tende che a fissare il principio fondamentale della religione, giacché, come