Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/328: differenze tra le versioni
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cose assai, e non men piacevoli che laudevoli; perchè non sarà altro che utile l’averne alcuna raccontata. Dice {{AutoreCitato|Lucio Anneo Seneca|Seneca}} nel libro V. de’ Beneficii, che Alessandro re di Macedonia s’ingegnò molto di poterlo avere appresso di sè, e con grandissimi doni e profferte molte volte il fece sollicitare, le quali tutte ricusò: alcuna volta dicendo, che egli era molto maggior signore che Alessandro, in quanto egli era troppa più quello che egli poteva rifiutare, che quello che Alessandro gli avesse potuto donare. E dice {{AutoreCitato|Valerio Massimo|Valerio Massimo}}, che essendo un dì Alessandro venuto alla casa di {{AutoreCitato|Diogene|Diogene}}, per avventura postosegli davanti al sole, e offerendosi a lui se alcuna cosa volesse, gli rispose, che quello che egli voleva da lui era, che egli si levasse dal sole, e non gli togliesse quello che dare non gli potea, Slmilmente aveva Dionisio tiranno di Siragusa molto cercato d’averlo, nè mai venir fatto gli era potuto; che essendo Diogene andato in Cicilia a considerare l’incendio di Monglbello, avvenne che lavando lattughe salvatlche ad una fonte presso a Siragusa per maugiarlesi, passò un filosofo chiamato {{AutoreCitato|Aristippo|Aristippo}}, al quale Dionisio facea molto onore: e veggendo Diogene gli disse: se tu volessi, Diogene, credere a Dionisio, non li bisognerebbe al presente lavare coteste lattughe; quasi volesse dire, tu averesti de’ fanti e de’ servidori che te le laverebbono. A cui Diogene subitamente rispose: Aristippo, se tu volessi lavar delle lattughe come fo io, non ti bisognerebbe di lusingar Dionisio. Altra volta essendo per avventura menato da un ricchissimo uomo, il quale aveva il viso turpissimo, a vedere una sua |
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cose assai , e non men piacevoli che laudevoli ; per- |
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tata . Dice Seneca nel libro V. de' Beneficii , che A* |
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lessandro re di Macedonia s' ingegnò molto di poterlo |
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avere appresso di sé , e con grandissimi doni e prof- |
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ferte molte volte il fece sollicitare , le quali tutte ri- |
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cusò : alcuna volta dicendo , che egli era molto mag- |
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gior signore che Alessandro, in quanto egli era troppa |
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più quello che egli poteva rifiutare , che quello che |
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Alessandro gli avesse potuto donare . E dice Valerlo |
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Massimo, che essendo un di Alessandro veimto alla |
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venne che lavando lattughe salvatlche ad una fonte |
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presso a Siragusa per maugìarlesi , passò un filosofo |
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Diogene, credere a Dionisio , non li bisognerebbe al |
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presente lavare coteste lattughe ; quasi volesse dire , |
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tu averesti de' fanti e de' servidori che te le lavereb- |
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bono , A cui Diogene subitamente rispose : Arlstip- |
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po , se tu volessi lavar delle lattughe come fo io , non |
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ti bisognerebbe di lusingar Dionisio . Altra volta es- |
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Versione delle 13:50, 18 mar 2017
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308 | COMENTO DEL BOCCACCI |
cose assai, e non men piacevoli che laudevoli; perchè non sarà altro che utile l’averne alcuna raccontata. Dice Seneca nel libro V. de’ Beneficii, che Alessandro re di Macedonia s’ingegnò molto di poterlo avere appresso di sè, e con grandissimi doni e profferte molte volte il fece sollicitare, le quali tutte ricusò: alcuna volta dicendo, che egli era molto maggior signore che Alessandro, in quanto egli era troppa più quello che egli poteva rifiutare, che quello che Alessandro gli avesse potuto donare. E dice Valerio Massimo, che essendo un dì Alessandro venuto alla casa di Diogene, per avventura postosegli davanti al sole, e offerendosi a lui se alcuna cosa volesse, gli rispose, che quello che egli voleva da lui era, che egli si levasse dal sole, e non gli togliesse quello che dare non gli potea, Slmilmente aveva Dionisio tiranno di Siragusa molto cercato d’averlo, nè mai venir fatto gli era potuto; che essendo Diogene andato in Cicilia a considerare l’incendio di Monglbello, avvenne che lavando lattughe salvatlche ad una fonte presso a Siragusa per maugiarlesi, passò un filosofo chiamato Aristippo, al quale Dionisio facea molto onore: e veggendo Diogene gli disse: se tu volessi, Diogene, credere a Dionisio, non li bisognerebbe al presente lavare coteste lattughe; quasi volesse dire, tu averesti de’ fanti e de’ servidori che te le laverebbono. A cui Diogene subitamente rispose: Aristippo, se tu volessi lavar delle lattughe come fo io, non ti bisognerebbe di lusingar Dionisio. Altra volta essendo per avventura menato da un ricchissimo uomo, il quale aveva il viso turpissimo, a vedere una sua