Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/23: differenze tra le versioni
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XIV IPPOUTO MIEVO. |
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(Del ver presaga!) che turbò il commiato |
(Del ver presaga!) che turbò il commiato |
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Ultimo nostro, con |
{{R|140}}Ultimo nostro, con la speme indarno |
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Volemmo dissipar |
Volemmo dissipar d’altri convegni |
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Pel prossimo avvenire. — illusi, è questo |
Pel prossimo avvenire. — O illusi, è questo |
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L’avvenir che |
L’avvenir che l’improvvido desio |
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Ciecamente affrettò! ma il fido amico |
Ciecamente affrettò! ma il fido amico |
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Se pur ci attende, ahi |
{{R|145}}Se pur ci attende, ahi! non ci attende in terra.</poem> |
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VI. |
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Lagrima s’appalesano, che nome |
Lagrima s’appalesano, che nome |
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Non han qui |
Non han qui nè riscontro. È quel sorriso |
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Primo che |
{{R|150}}Primo che volge al suo novello nato |
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La madre |
La madre giovanetta; è quella stilla, |
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Unica, muta, disperata, ch’Ella |
Unica, muta, disperata, ch’Ella |
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Sparge sulla sua morte. — E Tu, cui madre |
Sparge sulla sua morte. — E Tu, cui madre |
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Ippolito nomava, oh! tu ben sai |
Ippolito nomava, oh! tu ben sai |
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Se verace è il mio dir! La lunga istoria |
{{R|155}}Se verace è il mio dir! La lunga istoria |
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Nessun mi disse degli affanni tuoi; |
Nessun mi disse degli affanni tuoi; |
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Pur, guardando i miei figli, io l’indovino. |
Pur, guardando i miei figli, io l’indovino. |
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Di tre vispi garzoni |
Di tre vispi garzoni, e d’una bella |
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Pargoletta, il Signor ribenedia |
Pargoletta, il Signor ribenedia |
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Il |
{{R|160}}Il marital tuo nodo; e tu nei figli |
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Lieta vivevi, e in |
Lieta vivevi, e in queill’affetto, in quelle |
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Cure assidue, infinite, era il tuo mondo, |
Cure assidue, infinite, era il tuo mondo, |
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Il cielo tuo. Sovente inebriata |
Il cielo tuo. Sovente inebriata |
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Dei loro baci, tu sciamavi: |
Dei loro baci, tu sciamavi: «Oh sempre |
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Serbar fanciulli io vi potessi |
{{R|165}}Serbar fanciulli io vi potessi! E quale |
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Qual’altra età |
Qual’altra età sì brevi l’ansie, e tante |
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Gioie materne mi può dar?... Dal primo |
Gioie materne mi può dar?... Dal primo |
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Palpito vostro all’ultimo pensiero |
Palpito vostro all’ultimo pensiero</poem><span class="SAL">23,3,Luigi62</span> |
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<span class="SAL">23,2,Federicor</span> |
Versione delle 13:44, 5 set 2011
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xiv | ippolito nievo. |
Dei semplici pastor. — Ma la mestizia
(Del ver presaga!) che turbò il commiato
140Ultimo nostro, con la speme indarno
Volemmo dissipar d’altri convegni
Pel prossimo avvenire. — O illusi, è questo
L’avvenir che l’improvvido desio
Ciecamente affrettò! ma il fido amico
145Se pur ci attende, ahi! non ci attende in terra.
VI.
Il supremo dolore e la suprema
Gioia mortal, con un sorriso ed una
Lagrima s’appalesano, che nome
Non han qui nè riscontro. È quel sorriso
150Primo che volge al suo novello nato
La madre giovanetta; è quella stilla,
Unica, muta, disperata, ch’Ella
Sparge sulla sua morte. — E Tu, cui madre
Ippolito nomava, oh! tu ben sai
155Se verace è il mio dir! La lunga istoria
Nessun mi disse degli affanni tuoi;
Pur, guardando i miei figli, io l’indovino.
Di tre vispi garzoni, e d’una bella
Pargoletta, il Signor ribenedia
160Il marital tuo nodo; e tu nei figli
Lieta vivevi, e in queill’affetto, in quelle
Cure assidue, infinite, era il tuo mondo,
Il cielo tuo. Sovente inebriata
Dei loro baci, tu sciamavi: «Oh sempre
165Serbar fanciulli io vi potessi! E quale
Qual’altra età sì brevi l’ansie, e tante
Gioie materne mi può dar?... Dal primo
Palpito vostro all’ultimo pensiero
23,3,Luigi62