A Compar Dimenico

by Giuseppe Gioachino Belli

Giuseppe Gioachino Belli

1830 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti letteratura A Compar Dimenico Intestazione 18 febbraio 2024 75% Da definire

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A Compar Dimenico

Giuseppe Gioachino Belli

1830

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Nunziata e 'r Caporale; o Contèntete de l'onesto

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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

A COMPAR DIMENICO.

     Me so’ ffatto, compare, una regazza
Bianca e roscia, chiapputa e bbadialona,¹
Co’ ’na faccia de matta bbuggiarona,
E ddu’ brocche,², pe’ ddio, che cce se sguazza.

     Si la vedessi cuanno bballa in piazza,
Cuanno canta in farzetto, e cquanno sona,
Diressi: “Ma de che? mmanco Didona,
Che squajjava le perle in de la tazza.„³

     Si ttu cce vòi vienì dda bbon fratello,
Te sce porto cór fedigo⁴ e ’r pormone;
Ma abbadamo a l’affare de l’u.......

     Perché, si ccaso⁵ sce vòi fà er bruttone,⁶
Do dde guanto⁷ a ddu’ fronne⁸ de cortello
E tte manno a Ppalazzo pe’ cappone⁹.

14 febbraio 1830.

Note

1. Badiale, cioè “squisita, impareggiabile.„
2. Poppe.
3. [S’intende che il popolano che parla in questo sonetto, per una delle solite false reminiscenze, confonde Didone con Cleopatra.]
4. Fegato.
5. Se per caso.
6. Il brusco, il pretendente.
7. Afferro, do di mano.
8. Due fronde, cioè: “un pocolin di coltello.„ [La metafora è presa dalla frase: du’ fronne d’inzalata. E bisogna anche avvertire che fronda, in romanesco, vale sempre: “foglia.„]
9. A cantare da castrato alla Cappella pontificia.