Adone/Nota al testo/8. La doppia redazione del c. VII 37-73 all'interno di P

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8. La doppia redazione del c. VII 37-73 all'interno di P

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8. La doppia redazione del c. VII 37-73 all'interno di P
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[p. 777 modifica]8. - La doppia redazione del c. vii 34-73 all’interno di P

Un caso piú vistoso, e che va segnalato, di variante intervenuta in sede di esecuzione tipografica di P, ci è stato fortunosamente serbato. Esso fu segnalato dal Ferrerò (nella Nota Bibliografica [pp. 7-8] della silloge Marino e i marinisti). Alla Biblioteca Xazionale di Roma (segn. 201. Banc. III.A.77) si conserva una copia di P, giá appartenuta alla Prepositura Generale della Compagnia di Gesú (il cui timbro spicca sul frontespizio), nella quale il canto VII appare in una redazione originaria di 230, anziché di 250 ottave. La numerazione del canto, nelle copie « normali » di P, arriva in effetti a CCXXX (le ottave sono segnate in numeri romani), ma solo in quanto la progressione LIV-LXXII è ripetuta due volte. Quando i fogli, dunque, della prima redazione, testimoniata nella copia della Nazionale di Roma, erano giá stati tutti impressi, il Marino fu « per alcuni nuovi accidenti », che io suggerisco di intendere come << digressioni », « costretto a mutare un canto intiero, che mi ha dato un gran travaglio » [lett. n. 177]. Suppongo che il caso, di cui si tocca in quella lettera, fosse appunto il piccolo sisma del canto VII. A séguito di tale sisma, le originarie carte 1431--1441/ furono soppresse e sostituite con due « carticini », incollati al posto di quelle, e recanti la numerazione 143-144 e 145-146. Dato che ogni carta di P squaderna io ottave divise su due colonne, l’originaria redazione in venti ottave veniva dunque raddoppiata. Va tuttavia avvertito che lo sconquasso che un intervento del genere, a metá della stampa, apportò, lasciò indesiderabile traccia in parecchi esemplari ’ normali ’ di P, che risultano, per la zona interessata, mutili a volte di uno a volte di tutti e due i « carticini ». Di tre esemplari dell 'Adone che il Ferrerò prese in considerazione, uno torinese e due romani, solo uno dei ro[p. 778 modifica] mani [Bibl. Naz., 69.2.E. 17] risulta completo; a mia volta ho potuto constatare che fra gli esemplari di P conservati nelle maggiori biblioteche fiorentine, soltanto il Riccardiano era integro: mutili invece quello del Fondo Magliabechiano della Nazionale, e quello del Fondo Bardi della Facoltá di Lettere. Quest’ultimo, per di piú, contiene sí i due « carticini », ma è poi privo di un intero quaderno (corrispondente alle ottave 74-93 e 144-163), evidente «effetto a distanza» di quello sconvolgimento.

Pare comunque opportuno offrire al controllo del lettore la tavola di riscontro del lacerto interessato, in cui, ripeto, le originali stanze XXXIV-LUI sarebbero poi divenute le attuali 34-73. Si evidenziano in corsivo le varianti, in parentesi si indica il numero romano d’ordine delle ottave nella redazione primitiva.

Tavola di riscontro delle ottave 34-73 del c. VII con la redazione primitiva (= XXXIV-LIII).

34 (= XXXIV) v. 7 ch’imita insieme, sí eh’ognun l’ammira,

35-38 (= XXXV-XXXVIII)

39 (= XXXIX) v. 1 Mirabil arte in ogni sua grand’opra

v. 4 piú che ’« gran quadro, in picciola figura,

40 (= XL)

-p 1

42 (= XLI)

43 (= XLII) v. 6 quasi meglio i passaggi ascoltar brami,

44-45 (= XLIII-XLIV)

- + 1

47 (= XLV)

48 (= XLVI) v. 4 con arte piú sottil fino a la rosa.

- 1 - 5

54 (= XLVII)

55 (= XLVIII) v. 8 il del iniquo, il per destili crudele.

56 ( = XLIX)

-+ 7

64 (= L) v. 1 Tace, ed ecco due Donne. Una di queste

nude e carche di latte ha le mammelle, v. 5 Trombe, lire, sampogne un stuol celeste

65 (= LI)

-(- 6

72-73 (= LII-LIII) [p. 779 modifica] Rari e quasi trascurabili gLi interventi sul testo giá approntato, imponente l’apporto della ristrutturazione e delle arborescenze episodiche I primi due scarti instaurativi si limitano alla insinuazione di una singola ottava nuova fra due preesistenti (l’attuale 41 fra le primitive XL-XLI e l’attuale 46 fra XLIV e XLV). Ma fra XLYI e XLVII l’interpolazione è di cinque ottave (le attuali 49-53: una intera colonna di stampa) L’episodio famoso dell’Usignolo sale cosí da sedici a ventitré stanze complessive. Ma ecco l’introduzione di un episodio, questo interamente nuovo: l’invenzione della musica; ed è una serie di altre sei stanze (le attuali 57-62 interpolate fra XLIX e L), che sommate alle sette interpolate all’* usignolo *, portano il conto a tredici. Si era, a questo punto, non solo fabbricata una carta in piú rispetto alla redazione originaria, ma intaccata per tre ottave un’altra facciata: a completare la quale occorrevano altre sette ottave, che si ottennero stemperando in due stanze l’originaria L e inventando una ulteriore digressione (Musica & Poesia) fra la terzultima e la penultima stanza (LI-LII ) della prima versione. Ed ecco come due carte divennero quattro e le ottave passarono da 230 a 250.

(Naturalmente si è ragionato come se l’intervento del Marino fosse in prima istanza stato provocato dal desiderio di ampliare virtuosisticamente la descrizione dei virtuosismi del liutista e dell’usignolo, e non di inserire, per affinitá tematica, uno o due nuovi episodi d’interesse musicale. Né potrá essere esclusa la suggestiva ipotesi che in quello spazio, per cosí dire, obbligato, il Marino avesse voluto fabbricare, da ultimo, un trattatello in compendio sulla musica. Che ciascuna delle due digressioni nuove, d’altronde, si componga di sei ottave, non è che conferma di come in certe tensioni all’arte corrispondenze numeriche paiano degne di assumere significato strutturante).