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Alcune prose giovanili/Ai miei primi scolari e amici di Calabria

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../Alcune parole in memoria di mia sorella IncludiIntestazione 3 ottobre 2013 100% Letteratura

Ai miei primi scolari e amici di Calabria
Alcune prose giovanili Alcune parole in memoria di mia sorella
[p. V modifica]

AI MIEI PRIMI SCOLARI E AMICI


DI


CALABRIA.


Ristampando io questi elogi, scritti la più parte per giovini da me giovine, li intitolo a voi, perchè nacquero sotto a’ vostri occhi: li intitolo a voi di cui nella prima età non ebbi persone più care nè compagni più dolci, per darvi pruova dell’affetto mio non affievolito comunque lontani da molti anni.

Ho ancora alla memoria quando ragionavamo insieme, come amici, andando a diporto per gli aperti e ariosi viali della campagna; e i vostri volti li ho così [p. VI modifica]vivamente impressi nell’anima, che tuttavia mi par di vedervi e parlare. Questo è perchè le vostre immagini m’entrarono per le vie del cuore ne’ giocondi e sereni giorni di giovinezza, pria che le sopravvegnenti disillusioni d’un età più matura quelle si fossero chiuse. Com’eravamo contenti! la scuola era dappresso ai focolari della casa; e la tenevamo al segreto per le dolorose distrette in cui si trovava la patria nostra; e non alcuna necessità ma libero volere ci univa; e l’insegnare e l’apprendere, che in altrui moveva paura e odio, per noi era cagione che ci volessimo più gran bene.

Quando mi viene alla mente che, oramai, i nostri volti sono mutati; e che, divisi, chi di noi va per una via, chi per un’altra; e che tutti più e più corriamo avanti; e che anzi parecchi di voi sono corsi in molta fretta e, ancora giovanissimi, sono già passati; mi prende una indefinibile noia di me e di tutte le cose umane. E certamente non avrei io più voglia di [p. VII modifica]leggere nè fare alcuna cosa, e mi starei in pensiero e malinconia tutto il tempo; se io non confidassi che Colui che ha dato all’anima umana tanta capacità al dolore, non ci ha messo poi per giuoco la facoltà e l’abito di sperare in un mondo dove i divisi s’uniranno, la scienza lucerà a tutti, l’amore e la giovinezza rifaranno dolce la vita.

Palermo, nel marzo del 1870.

Francesco Acri.