Amarillide amorosa

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Intestazione 4 agosto 2023 75% Da definire

Amarilli, onde m'assale Volgi, Jole
Questo testo fa parte della raccolta Canzonette di Gabriello Chiabrera


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LI

Loda Amarilli.

Amarillide amorosa,
     Nuovo laccio del mio core,
     Da stranier soave cosa
     Già senti cantar d’Amore;
     Ma d’Amor che si può dire
     Non soave da sentire?
Già su verde fresca erbetta,
     Che fioriva al primo Aprile,
     Una vaga verginetta
     S’adornava il crin gentile,
     E di gir prendea diletto
     Lungo un dolce ruscelletto.
Ella tutta si avvolgea
     D’ermisini cremisini,
     Ed un cinto la stringea
     Sol tra perle e tra’ rubini,
     Che facea palese all’occhio
     Dal bel piè sino al ginocchio.
Il bel piede oro vestiva,
     E bianchissimo velluto,
     Ma la gamba ricopriva
     Con fin ostro oro intessuto,
     E bel velo era sul crine,
     Scherzo all’aure mattutine.
All’orecchie due cerchietti
     D’ogni odor più fin ripieni,
     Commettean due zaffiretti,
     Come ciel puro, sereni,
     E la gola era arricchita
     Di più d’una margherita.
La sua fronte era più tersa
     D’ogni luce cristallina,
     E la guancia cera cospersa
     Pur di rosa mattutina,
     E la mano era lucente,
     Come avorio d’Orïente.
     Al vibrar de’ crin lucenti
Via più ch’ôr sul manto adorno,
     Tutti i venti riverenti
     Sospiravano d’intorno;
     Ma di tutti il più gelato
     Ne rimase innamorato.
Ciò fu Borea impetuoso:
     Ei novel servo d’Amore,
     Dentro il sen freddo e nevoso
     Adunò cotanto ardore,
     Che costretto dal martirel
     Seco stesso prese a dire:
Su nel ciel la bella Aurora
     Invaghisce il buon Titone,
     E Proserpina innamora
     Negli abissi il gran Plutone.
     Tanta fe’ con esso loro
     Parte Amor di suo tesoro.
Ma se mia tu divenissi
     Di vantarmi avrei cagione
     Più nel cielo e negli abissi,
     Che Titone e che Plutone:
     Così detto, egli sen vola,
     E la Vergine n’invola.
Or non so quel ch’io mi creda
     Della favola amorosa,
     Che se i venti fesser preda
     Di beltà meravigliosa,
     Già la tua ne sarìa stata,
     Amarillide, predata.