Andria/A' Lettori

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A' Lettori

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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
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Dedica Interlocutori


SEmbrerà forse a prima vista, che per essermi io posta a tradurre le Commedie di Terenzio mi lusinghi di superar coloro, che dietro a quest’Opera si sono affaticati; poiche certa cosa è, che gli altri si dovrebbero lasciar soli ad una impresa, da chi non avesse speranza di adempierla in miglior modo: ma siccome mio talento non fu mai di gareggiar con chi si sia, in alcun ordine di cose, egli non deve essere in questo dove si tratta d’avere una profonda cognizione dell’una, e dell’altra favella, ch’io non professo.

Per solo motivo di mio piacere a questo dunque mi sono applicata; e perche mi restino più impresse le maniere del celebre Autore, il quale servì, ed anco a’ giorni nostri serve di norma ai più valorosi, come si vede dagli Amanti Interni Commedia Inglese del Cavalier Riccardo Steele; tradotta parte dal Signor Paolo Roli; e parte da una Dama Inglese, a cui egli è Maestro nell’Italiana favella.

Gio: Batista da Borgo Franco, e Cristoforo Rosario le hanno in prosa volgarizzate; ma del verso endecasillabo servita io mi sono, perche credo, ch’ egli benissimo si adatti ad esprimere con semplicità, e naturalezza ogni sentimento; quando nello scrivere si voglia lasciar da parte la maestà degli eroici componimenti: il che, se in questa prima non m’è riuscito di fare, come io desiderava, son certa almeno di averlo tentato.

Bernardo Felippini, ed Alberto Lollio hanno però tradotto in verso uno l’ Andria, e l’altro gli Adelfi, e Giovanni Giustiniano di Candia ambe recolle in verso sdrucciolo.

Per rapporto del Signor Canonico Crescimbeni, ne lasciò MS. un bellissimo volgarizzamento la valorosa Dama Fiammetta Malaspina Soderini. Sua Eccellenza il Sig. Alvise Querini tradusse l’ Andria parimenti in verso endecasillabo; e per conoscere il facile maneggio di una tal sorta di verso sarebbe desiderabile, ch’Egli si compiacesse di darla in luce: essendo un Cavaliere, che in così fatte cose tiene l’ultimo discernimento. Tutta volta, se non per acquistar lode, almeno per isfuggir biasimo, non si creda, che in questa traduzione io mi sia fidata del mio solo giudizio; poiche tali Soggetti di stima m’ ebbero occhio, e compatimento, che già parmi di dover ottenere il mio fine. Però, se in mancanza dell’ altre traduzioni, che di rado si veggono intorno, alcun vorrà graziosamente, che questa gli serva; otterrò cosa sopra il mio merito, e sopra la mia speranza.