Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/169

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Anno 169

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Anno di Cristo CLXIX. Indizione VII.
SOTERO papa 8.
MARCO AURELIO imperad. 9.
LUCIO VERO imperadore 9.
Consoli

QUINTO SOSIO PRISCO SENECIONE e PUBLIO CELIO APOLLINARE.

Al primo console, cioè a Prisco, ho aggiunto il cognome di Senecione, che si legge in una iscrizione1269, da me altrove riferita, trovandosi nell’altre memorie il solo di Prisco, che dovea essere il più usato. La venuta dei due Augusti ad Aquileja con un copiosissimo esercito, seguita nell’anno precedente, per testimonianza di Capitolino1270, produsse buoni effetti; imperciocchè la maggior1271 parte dei rei e popoli barbari del Settentrione non solamente cessarono dalle ostilità, ma uccisero ancora gli autori delle sedizioni, mostrando di voler concordia coi Romani. E i Quadi rimasti senza re protestavano di non voler confermare il già eletto, se non precedeva l’approvazion degl’imperadori. Andavano anche arrivando ambasciatori dei più di que’ popoli ai luogotenenti generali di essi Augusti, che chiedevano pace. Tal positura d’affari colla giunta della peste che già s’era inoltrata fino Aquileja, ed avea consumata parte dell’armata, e colla morte ancora di Furio Vittorino, prefetto del pretorio, animava Lucio Vero a fare istanza al fratello Augusto per tornarsene a Roma a godervi le solite sue delizie e i consueti passatempi. Ma Marco Aurelio era di contrario parere, insistendo sempre in dire, che l’essersi ritirati i Barbari, e il mostrar tanta voglia di pace, poteano essere loro finzioni e ripieghi presi al vedere un sì grande apparato d’armi dalla parte de’ Romani; e che bisognava andar innanzi, e chiarir meglio, se i nemici operavano daddovero, o fingevano. Ch’essi due Augusti passassero il verno in Aquileja, lo pruova il padre Pagi1272 con alcuni passi di Galeno. Fu dunque forzato contro sua voglia Lucio Vero a seguitare il fratello Augusto nella Pannonia e nell’Illirico, dove diedero buon sesto alla quiete di quelle contrade, liberandole, o pure avendole trovate libere dalle nazioni barbare. Le medaglie1273 ci fan vedere preso da essi Augusti in quest’anno per la sesta volta il titolo d’Imperadori, senza che apparisca dove [p. 551 modifica]le lor milizie avessero guadagnata qualche battaglia. Eusebio1274 circa questi tempi scrive, che i Romani combatterono contra de’ Germani, Marcomanni, Quadi, Sarmati e Daci. E nelle medaglie1275 battute nell’anno presente si trova menzione d’una Vittoria Germanica, e della Germania soggiogata, ed in oltre dato a Marco Aurelio il titolo di Germanico: tutte pruove, che si dovette menar le mani, e che qualche vittoria toccò all’armi romane. Capitolino1276 ignorò molte particolarità di questa guerra, e più di lui certamente son da apprezzar le medaglie. Ma che in quest’anno Marco Aurelio conseguisse il nome di Germanico, si può dubitarne non poco. Adunque dappoichè si vide rimessa la tranquillità nella Pannonia e nell’Illirico, se ne tornarono i due Augusti da Aquileja. Lucio Vero1277, a cui parea un’ora mille anni per rivedere le delizie di Roma, tanto fece, tanto disse, che impetrò licenza dal fratello di soddisfar al suo volere verso il fine dell’anno, sebben le parole di Galeno, riferite dal padre Pagi, sembrano indicare che amendue d’accordo s’inviassero alla volta di Roma. Fuor di dubbio è, che viaggiando essi unitamente in carrozza fra Concordia ed Altino, Lucio Vero1278 fu improvvisamente colpito da un accidente di apoplessia, per cui perdè la favella. Cavatogli sangue, e portato ad Altino, da lì a tre giorni compiè il corso di sua vita. Le dicerie cagionate da questa improvvisa morte furono infinite, secondo la consuetudine degli oziosi, de’ maligni e degli ignoranti, che tutti vogliono far da politici. Vi fu dunque non poca gente, che il credè portato all’altra vita per veleno che dicea fatto a lui dare da Faustina Augusta suocera sua, chi da Lucilla sua moglie per gelosia di Fabia, sorella di lui, ch’era entrata seco in troppa confidenza, o per altri infami intrighi donneschi, o perchè egli con essa sua sorella avesse tramato contro la vita di Marco Aurelio; e che Agaclito suo favorito liberto fosse stato adoperato per levar lui di vita. Altri poi inventarono una favola, cioè che Marco Aurelio con un coltello dall’una parte avvelenato avendo tagliato un pezzo di carne, ne desse a lui la mortifera, e prendesse l’altra per sè: ovvero che per mezzo di Posidipo suo medico il facesse salassar fuor di tempo. Ma così stabilita era la riputazione e il concetto dell’integrità di Marco Aurelio, che niuna onesta persona vi fu, che non conoscesse la falsità di sì fatte immaginazioni. L’aveva egli sempre amato, avea tenuti segreti il più che poteva i di lui difetti, benchè gli dispiacessero al sommo. Comunque passassero quegli affari, abbastanza si raccoglie da Capitolino1279 che Marco Aurelio venne in quest’anno a Roma, pregò il senato a voler accordare al defunto Lucio Vero gli onori divini, il cui corpo fu posto nel sepolcro di Adriano. Gli assegnò ancora de’ Flamini, ed altri sacri ministri, come si costumava con gli Augusti, empiamente deificati. Le zie e le sorelle di esso Lucio Vero furono provvedute di assegni convenevoli al loro stato. Trattò bene, e regalò tutti i di lui liberti, benchè la maggior parte fossero gente cattiva che si era abusata della debolezza del padrone in addietro; ma dopo qualche tempo con apparenza di onorarli, ne liberò la corte, ritenendo solamente Eletto, quel medesimo, che a suo tempo vedremo uccisore di Commodo Augusto, figliuolo del medesimo imperadore. Andò poscia Marco Aurelio in senato per ringraziare i padri degli onori compartiti al defunto fratello, e destramente lasciò capire che tutti i felici successi della guerra partica non erano provenuti dai suoi consigli e provvedimenti, e che da lì innanzi passerebbono meglio gli affari.