Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/250

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Anno 250

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Anno di Cristo CCL. Indizione XIII.
CORNELIO papa 1.
DECIO imperadore 2.
Consoli

CAIO MESSIO QUINTO TRAIANO DECIO AUGUSTO per la seconda volta e MASSIMO GRATO.

Essendo perite le vite dei due Filippi, dei Decii, e di Gallo e di Volusiano, già scritte da Trebellio Pollione, la storia di questi tempi resta troppo smunta ed involta in molte tenebre, di maniera che si stenta a distinguere le persone e i fatti d’allora. Decio, che dopo la caduta dei due Filippi restò solo imperadore, si trova ne’ marmi e nelle monete appellato Caio Messio Quinto Traiano Decio. Zosimo2171, storico pagano e nemico dichiarato de’ cristiani, cel rappresenta personaggio2172 di molta nobiltà ed ornato di tutte le virtù. Tale principalmente dovette sembrare a lui, perchè trovò in questo Augusto un fiero persecutore della religion di Cristo. Era egli nato nel borgo di Bubalia o Budalia del territorio di Sirmio nella Pannonia inferiore, il qual luogo ci difficulta di credere tanta nobiltà, quanta gliene dà Zosimo. Secondo Aurelio Vittore2173, potea egli allora essere in età di circa quarantasette anni. Anche Eutropio2174, pagano al pari di Zosimo, cel descrive per uomo ornato di tutte le virtù, mansueto, placido, che vivea senza fasto, che nell’armi era bravissimo. Quali onorevoli impieghi avesse egli prima esercitati, nol dice la storia. Certo è ch’egli era dell’ordine senatorio. Benchè poi non si sappia con evidenza, pure si tien comunemente che moglie di Decio fosse Erennia Etruscilla Augusta, di cui resta memoria nelle medaglie2175; e il nome di un figliuolo di Decio serve a confermarlo; imperciocchè il primogenito suo portava il nome di Quinto Erennio Etrusco Messio Decio, e questi fu dal padre Augusto nell’anno precedente fregiato col titolo di Cesare. Un altro suo figliuolo, per nome Caio Valente Hostiliano Messio Quinto Decio, conseguì anch’esso il nome e la dignità cesarea. Che Decio avesse due altri figliuoli appellati Etrusco e Traiano, l’hanno creduto alcuni, ma senza pruove valevoli a riportarne il comune assenso. Ora Decio imperadore, secondo lo stile de’ nuovi imperadori, prese il consolato nelle prime calende di gennaio dell’imperio suo. Perchè egli si truova in alcune antiche memorie chiamato CONSUL II, perciò si crede che in alcuno dei precedenti anni egli fosse stato console sostituito. [p. 865 modifica]Se alcuna riguardevol impresa, se verun utile regolamento facesse questo novello Augusto ne’ primi tempi del suo governo, non v’ha storia, non v’ha iscrizione od altra memoria che ce l’insegni. Quel solo detestabil fatto spettante all’anno presente, di cui s’hanno parecchi insigni contemporanei testimoni nella storia ecclesiastica, fu la fiera persecuzione da lui mossa contro del Cristianesimo, per la quale stranamente restò sconvolta la Chiesa di Dio, ed innumerabili Cristiani lasciarono gloriosamente la vita nei tormenti e sotto le scuri. Correvano già trentotto anni dopo la morte di Severo imperadore, che i Cristiani universalmente godevano pace, ancorchè non mancassero de’ mali ministri e governatori, che or qua or là infierissero contra di chi professava la legge di Cristo. Alcuni degli stessi imperadori erano stati favorevoli a questa santa religione, con essersi per ciò diffusa e mirabilmente moltiplicata per la terra la semente evangelica, e il numero de’ fedeli divenuta innumerabile; quando l’imperador Decio, quel descritto sì placido da Aurelio Vittore, prese a perseguitar apertamente chiunque nemico si scopriva degl’idoli ed adorava il vero Creatore e Salvatore del mondo, con editti crudeli che furono sparsi per tutto l’imperio romano e più barbaramente eseguiti dove maggior copia di fedeli si trovava. Altro io non dirò di questo gran flagello della Chiesa di Dio, per cui nelle antiche storie e memorie dei Cristiani Decio si acquistò il nome d’uno de’ più cattivi principi di Roma. Son da vedere intorno a ciò l’opere di san Cipriano allora vivente, Eusebio Cesariense, Lattanzio, Orosio, gli Annali del Baronio, gli Atti de’ Bollandisti e le Memorie del Tillemont. Quel solo che a me conviene di ricordar qui, si è essere stato uno de’ primi a far pruova della crudeltà di Decio san Fabiano papa, il quale nell’anno presente, con ricevere la corona del martirio, passò a miglior vita. Suo successore nella sedia di san Pietro, ma dopo molte difficultà, fu Cornelio, uno dei più insigni pontefici della Chiesa di Dio. Intanto Decio sen [p. 867 modifica]venne a Roma, dove altro non si sa ch’egli facesse, se non un bagno, di cui parla Eutropio2176. Ma s’egli mosse guerra al popolo cristiano, Dio permise che nè pur egli godesse, pel poco tempo che visse e regnò, pace nell’imperio. Sotto di lui cominciò a rinvigorirsi2177 la potenza dei barbari, e a rendersi familiari nel romano imperio la sedizione e rivoluzion degli stati. Giordano storico2178, corrottamente appellato Giornande, benchè scrittore a cui non mancavano favole, pure si può credere che ci abbia conservata qualche verità in un racconto spettante a questi tempi. Scrive egli adunque che Cniva re dei Goti, avendo diviso l’armata sua in due corpi, spinse il minore contro la Mesia romana; ed egli coll’altro consistente in settantamila combattenti, andò per assediare Eustesio, chiamato Novi, città della Mesia alle rive del Danubio. Ne fu respinto da Gallo comandante dell’armi romane. Passò a Nicopoli, città fabbricata da Traiano presso quel fiume; e sopravvenendo Decio imperadore, anche di là fu costretto a ritirarsi. Forse nell’anno precedente, trovandosi Decio Augusto in quelle parti, succedette questa irruzion de’ Goti: o pure, se fu nel presente, parrebbe che Giordano col nome di Decio imperadore significar volesse Decio Cesare di lui figliuolo, il quale verisimilmente fu lasciato o mandato dal padre per opporsi ai tentativi di que’ barbari. Passò Cniva il monte Emo, con disegno di assediar Filippopoli, città della Tracia, che alcuni credono fabbricata da Filippo imperadore, ma che più anticamente portò questo nome. Per soccorrere questa città, anche Decio passò l’Emo, e venne a postarsi a Berea. Cniva all’improvviso gli piombò addosso, e gli diede tale spelazzata, che Decio fuggendo si ricoverò in Italia, restando al comando di quell’armi Gallo, il quale si studiò di riparar le perdite fatte dai Romani. In alcune medaglie, rapportate dal Mezzabarba2179 sotto questo anno, si truova DACIA CAPTA, DACIA FELIX; ma senza che si sappia qual guerra sia questa, e nè pure se al presente anno o al precedente appartengano queste medaglie.