Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 33

Da Wikisource.
Bollettino N. 33

../Bollettino N. 32 ../Bollettino N. 34 IncludiIntestazione 30 maggio 2023 75% Da definire

Bollettino N. 32 Bollettino N. 34
[p. 593 modifica]

REPUBBLICA ROMANA


BOLLETTINO DELLE LEGGI


N. 33.

EDIZIONE OFFICIALE


312 Il Ministro della guerra notifica che le perquisizioni sono sempre autorizzate da ordine scritto - pag. 595.

313 Proclama del Triumvirato ai Romani perchè sia mantenuto l'ordine ed inviolata la proprietà - pag. 596.

314 Decreto del Triumvirato sulle farmacie - pag. 598.

313 Promozioni nell'esercito - pag. 599.

316 Avviso della Commissione delle barricate per una requisizione di aste per picche uncinate - pag. 600.

317 Ordinanza della medesima commissione affinché tutti gl'inquilini tengano pronti tre sacchetti ripieni di terra — pag. 601.

318 Decreto del Triumvirato per emissione di boni da bajocchi 32, e da bajocchi 16 - pag. 602.

319 Ragguaglio sul fatto d'armi del giorno 30 aprile - pag. 603.



Roma 1849.- Tipografia Governativa.


[p. 595 modifica](312)

ROMANI!


Mentre i Romani ed i profughi qui convenuti votano le sostanze e la vita sull’altare della Patria, ed al nome italiano, redento il 30 aprile scorso dalla vittoria del Popolo, si preparano nuove glorie, i nemici del bene possono abusare dello stato di guerra, e mentendo il supremo diritto della Patria, predare cavalli od altra cosa ad uso dell’Armata.

A prevenire una siffatta usurpazione dell’altrui e de’ poteri governativi ad un tempo, si notifica che le requisizioni comandate non dipendono mai da ordini verbali, ma scritti e muniti della pubblica impronta, i quali si denno presentare alla persona richiesta colla remissione all’atto del ritiro di una ricevuta firmata dal delegato alla perquisizione operata.

La violazione della proprietà mediante ordini mentiti costituisce un crimine capitale allorquando gli avcri privati sono, come oggi, chiamati a soddisfare alle supreme esigenze della Patria.

La cognizione ne è rimessa alla Commissione militare stata istituita, e composta dai Cittadini Pisacane, Morelli, Montecchi, Ravioli, Lopez, Checchetelli, Croci, Sani, Tora. Questa Commissione è in seduta permanente.

Generosi abitanti della Città Eterna!

Questa notificanza è pei vostri nemici, per coloro che colle manomessioni private attentassero ai nervi della ricchezza pubblica, ed alla sicurezza interna più che mai necessaria al [p. 596 modifica]Cittadino, il quale abbandonato il proprio domicilio sfida i pericoli che in Roma minaccian l’Italia.

Cittadini! Noi veglieremo per voi.

Roma che già due volte si pose alla testa della civiltà Europea, riprenderà il glorioso suo posto.

Ancora uno sforzo, ancora un’eroica prova e il nome Italiano starà!

Roma 4 Maggio 1849.

Il Ministro della Guerra Comandante in Capo
dell’Armata Romana


(313)

ROMANI


Disordini rari ma gravi, cominciamenti di devastazione, atti offensivi alla proprietà, minacciano la calma maestosa, colla quale Roma ha santificato la sua vittoria. Per l’onore di Roma, pel trionfo del santo principio che noi difendiamo, bisogna che questi disordini cessino.

Ogni cosa dev’esser grande in Roma: l’energia del combattimento, e il contegno del popolo dopo la vittoria.

L’armi degli uomini che vivono, ricordevoli dei padri, fra aneste eterne memorie, non possono appuntarsi a petti d’inermi o proteggere atti arbitrari. Il riposo di Roma dev’essere come quello del leone: riposo solenne com’è terribile il suo ruggito.

[p. 597 modifica]Romani! I vostri Triumviri hanno preso solenne impegno di mostrare all’Europa che voi siete migliori di quei che vi assalgono: — che ogni accusa scagliatavi contro è calunnia: – che il principio repubblicano ha quì spento quei semi d’anarchia fomentati dal governo passato, e che il ripristinamento del passato potrebbe solo rieducare: che voi siete non solamente prodi, ma buoni: che Forza e Legge sono tra voi l’anima della Repubblica.

A questi patti i vostri Triumviri rimarranno orgogliosi alla vostra testa; a questi patti combatteranno, occorrendo, tra le barricate cittadine con voi. Rimangano inviolati come l’amore che lega Governo e popolo, irrevocabili come il proposito comune a Governo e Popolo di mantenere illesa e pura d’ogni benchè menoma macchia la bandiera della Repubblica.


Le persone sono inviolabili. Il Governo solo ha diritto e dovere di punizione.

Le proprietà sono inviolabili. Ogni pietra di Roma è sacra. Il Governo solo ha diritto e dovere di modificare la inviolabilità delle proprietà quando il bene del paese lo esiga.

A nessuno è concesso procedere ad arresti o perquisizioni domiciliari senza la direzione o perquisizioni domiciliari senza la direzione o assistenza d’un capo-posto militare.

Gli stranieri sono specialmente protetti dalla Repubblica. Tutti i Cittadini sono moralmente mallevadori della verità della protezione.

La Commissione Militare istituita giudica rapidamenle come i casi eccezionali e la salute [p. 598 modifica]del popolo esigono, tutti i fatti di sedizione, di riazione, d’anarchia, di violazione di leggi.

La Guardia Nazionale, come ha provato esser pronta a combattere valorosamente per la salvezza della Repubblica, proverà esser pronta a mantenere intatto, in faccia all’Europa, l’onore. Ad essa segnatamente è fidata la custodia dell’ordine, e l’esecuzione delle norme quì sopra esposie.

Dalla residenza governativa li 4 Maggio 1849.

I Triumviri

(314)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO


Considerando che l’ordinamento delle Farmacie emesso dalla Segreteria di Stato il 15 Novembre 1836 non provvede bastantemente ai bisogni della pubblica Sanità;

Considerato che se quella legge merita d’esser presa in matura considerazione per una totale riforma, non possono però dilazionarsi quelle provvidenze che l’urgenza reclama; [p. 599 modifica]

Il Triumvirato

Decreta:

In ogni Comune qualunque sia il numero degli abitanti, è permessa, osservate le solite formalità, l’apertura di una Farmacia.

Gli stabilimenti di pubblica beneficenza, e specialmente gli Ospedali sono autorizzati ad istituire una Farmacia tanto pei bisogni dello stabilimento stesso quanto per servizio del Pubblico, qualunque sia d’altronde il numero delle Farmacie esistenti nel luogo stesso.

Il Ministero dell’Interno — Sezione Sanità è incaricato della esecuzione.

Dalla residenza del Triumvirato, li 4 Maggio 1849

I Triumviri

(315)

ORDINI

DEL COMANDO SUPREMO

DELL'ARMATA E DELLA CITTA'

Del giorno 4 Maggio 1849.

Vengono nominati i seguenti uffiziali nel l’undecimo Reggimento di Linea

Capitani, i cittadini Cerri Giacomo, e Mussolino Pasquale;

[p. 600 modifica]Tenenti, i cittadini Pateres Teodoro, e Nicotera Giovanni;

Sotto-Tenenti, i cittadini Dedominicis Moderato, Mele Basilio, e Defeo Giuseppe.

Vengono promossi a Maggiori nello Stato Maggiore Generale i Capitani Lipari Gaspare, e Galvagni Ernesto.

Il Ministro
Giuseppe Avezzana

(316)

COMMISSIONE DELLE BARRICATE


L’ardore di guerra è tale in Roma che la Commissione delle Barricate per armare quante più braccia sia possibile, fa allestire sopra apposito modello Picche uncinate. L’arma fin qui derisa può adesso diventare seria e formidabile.

Non manca il ferro, nè la mano d’opera, ma si rinvengono difficilmente le Aste di legno.

È dichiarata una requisizione generale di simili Aste.

Chi ne possiede, avverta questa Commissione. Chi non ne possiede, ma conosce i possessori, avverta parimenti questa Commissione.

Avuti gli avvisi si disporrà.

Le Aste sieno dell’altezza di circa dieci palmi.

Roma 4 Maggio 1849.

I Rappresentanti del Popolo


[p. 601 modifica](317)

COMMISSIONE DELLE BARRICATE


Tutti i Cittadini di Roma devono concorrere alla salvezza di Roma. L’eguaglianza che fu sempre una favola sia almeno una realtà in questo contributo di coraggio, e disinteresse di tutti i Repubblicani. Ciò posto, la Cominissione delle barricate

Ordina:

Tutti gl’inquilini d’ogni piano di tutte le case di Roma devono tener pronti tre sacchetti ripieni di terra.

Con questi sacchetti in un baleno si erigeranno catene di monti per porre in faccia al nemico, ostacoli insormontabili, feritoje devastatrici.

Commissari speciali faranno il giro delle strade, e verificheranno in ogni casa l’esegnimento di quest’ordine importantissimo.

Romani, non mancate!

Roma 5 Maggio 1849.00

I Rappresentanti del Popolo

[p. 602 modifica](318)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Il Triumvirato

Onde provvedere allo straordinario bisogno di piccoli valori derivante dalle quotidiane spese inerenti alla difesa della Repubblica;

Decreta:

È autorizzata l’emissione di boni della Repubblica da bajocchi trentadue, e da bajocchi sedici, quali interinali rappresentanti di parte della moneta erosa e di rame, decretata dal l’Assemblea Costituente.

I Boni da bajocchi 32 saranno in litografia sopra la stessa carta preparata per la confezione dei boni da cinque scudi, porteranno il numero progressivo di serie, due bolli a secco della Repubblica, e la firma C. Armellini.

I Boni da 16 bajocchi saranno in tipografia sopra la stessa carta preparata per la confezione dei boni da uno scudo, porteranno due bolli a secco della Repubblica, e la firma C. Armellini.

Il Ministero delle Finanze è incaricato della esecuzione del presente Decreto.

Dalla residenza del Triumvirato, li 5 Maggio 1849.

I Triumviri


[p. 603 modifica](519) Il Triumvirato, sul ragguaglio somministrato dal Ministro della Guerra, cittadino Generale Avezzana, pubblica il seguente rapporto.

RAGGUAGLIO SUL FATTO D'ARMI

DEL GIORNO 30 APRILE

Il tempo necessario per raccogliere dai diversi capi militari i particolari relativi al fatto d’armi dei 30 Aprile, con che i Francesi vennero respinti dalle mura di Roma, ci ha impedito finora di mettere fuori una relazione categorica. Ora che tali particolari ci sono stati minutamente trasmessi, adempiamo a questo dovere con quella scrupolosa esattezza che vien ereclamata dalla severità della storia, e dalle giuste esigenze del pubblico.

Sin dal giorno 29 il Comandante Supremo delle armi della Repubblica, Generale Avezzana, Ministro della Guerra, era pienamente istruito dello avvicinarsi del nemico per le moltiplici bande dei nostri esploratori, le di cui relazioni erano anche confermate da un prigioniere francese, che nello stesso giorno cadeva in un’imboscata dei nostri avamposti.

Nella mattina del giorno 50 il telegrafo avvisando l’avanzarsi dell’oste nemica la segnalava alle ore 9 alla distanza di 5 miglia da Roma; ed il Ministro della Guerra inviava sulla cupola di S. Pietro un capitano dello Stato maggiore generale,perchè, rimanendovi sino a che s’impegnasse il fuoco, osservato avesse tutti i movimenti del nemico, ed indagatone il numero e le intenzioni.

[p. 604 modifica]Intanto tutte le misure erano prese in Città per respingere l’aggressione con quella disperata energia, ispirata dalla santità del diritto, e dalla giustizia della causa. Valide e numerose barricate a tutte le porte, ed in tutte le vie, segnatamente sulla riva diritta del Tevere, impedivano ogni accesso in Città: i bastioni soprastanti, coronati di cannoni, erano disposti a fulminare il nemico: e la giovine armata, fremente d’impazienza e di ardore bellicoso, accantonata nei varj, punti in cui si prevedeva l’attacco, era disposta nell’ordine seguente. La prima Brigata comandata dal generale Garibaldi, e composta dalla prima Legione italiana, dal Battaglione Universitario, Battaglione dei Reduci, Legione degli Emigrati, e Finanzieri mobilizzati, occupava fuori le mure tutta la linea da Porta Portese a Porta S. Pancrazio: la seconda Brigata composta da due Battaglioni della Civica mobilizzata, e dal primo Leggiero, comandata dal Colonnello Masi, occupava le mura da Porta Cavalleggieri, Vaticano, e Porta Angelica: finalmente la terza Brigata comandata dal Colonnello Savini, e composta dal primo e secondo reggimento di Dragoni a cavallo, formava la riserva in piazza Navona. La quarta Brigata composta dal primo e secondo reggimento di Linea comandato dal Colonnello Galletti era in riserva alla Chiesa Nuova, e piazza Cesarini con tutti i cannoni di campagna che non erano in posizione. Il Generale Giuseppe Galletti Comandante dei Carabinieri, il Maggiore Manara col battaglione Lombardo, formando dei corpi staccati, si tenevano pronti ad accorrere ove il bisogno esigesse.

[p. 605 modifica]Ogni cosa concorreva a ritenere che il nemico forte di circa 8000 uomini con due squadroni di cavalleria, e dodici cannoni da campo, diviso in due colonne, intendeva dirigere simultancamente un doppio attacco a Porta Cavalleggieri e Porla Angelica. In effetti verso le 11 del mattino, procedendo per Villa Pamfili, vi occupò due case da dove incominciò un vivo fuoco di moschetteria e di artiglieria contro Porta Cavalleggieri. Si mosse ad attaccarlo di fianco da Porta S. Pancrazio il prode Generale Garibaldi con tutti i suoi e col battaglione Universitario; e quivi s’impegnò un combattimento micidiale ed osti nato, in cui cento fatti di bravura personale provarono che i moderni Italiani hanno tulta l’attitudine d’imitare le antiche glorie dei loro padri. Resistevano tenaci i Francesi all’urto del Garibaldi; lo respingevano ancora favoriti dal maggior numero, e dalle artiglierie che tiravano a scaglia, ma sopravvevuti in rinforzo la Legione degli Emigrati, il battaglione dei Reduci, la Legione Romana comandata dal Colonnello Galletti, e due compagnie del primo reggimento di Linea caricando contemporaneamente alla bajonetta, lo costrinse a ritirarsi precipitosamente lasciando in mano dei nostri circa 500 prigionieri fra quali sei Uffiziali con un Comandante di battaglione, e gran numero di morti.

Mentre in tal modo si combatteva a S. Pancrazio altri attacchi erano diretti ai giardini del Vaticano, e lungo tutta la linea da Porta CavalJeggieri sino a S. Marta, dove il nemico si sforzava con tutti i mezzi di smontare le nostre artiglierie, e dove diede due furiosi assalti, [p. 606 modifica]respinti valorosamente dalla Brigata Masi e dalla Civica mobilizzata, soccorsi in tempo dai bravi cd ardenti Carabinieri. In tutti questi punti i nostri sostennero con mirabile fermezza e sangue freddo l’urto dei nemici, e combattendo col valore di vecchi soldati l’obbligarono ad una ritirata precipitosa. Merita in tale incontro speciale commemorazione l’Artiglieria Nazionale sotto gli ordini del Tenente Colonnello Calandrelli, che vi perdè due distinti Uffiziali oltre i feriti, non che l’Artiglieria Civica che gareggiò con la prima in zelo ed ardore.

Respinti così da tutta la linea i Francesi si ritrassero da prima a Bravetta, a tre miglia dalla Città, donde dopo breve sosta continuarono la loro ritirata verso Castel di Guido, da cui non par dubbio che debbano guadagnar presto Civitavecchia.

Questo fatto di armi, che consolida meravigliosamente la fondazione della nostra Repubblica, durò circa 7 ore, come quello che cominciato alle 10 antimeridiane finiva alle 5 pomeridiane, non comprendendo come parte della mischia le piccole scaramucce che si protrassero sino a sera tra i nostri ardenti soldati e le bande nemiche incalzate senza posa. — Dietro i dati raccolti, e le deposizioni degli stessi prigionieri pare che il nemico abbia perduto oltre mille cinquecento uomini tra morti, feriti, e prigionieri. — Da parte nostra non abbiamo a deplorare che cinquanta morti e dugento feriti, fra i quali molti Uffiziali subalterni, e superiori.

Noi non abbiamo che un sentimento di ammirazione ed una parola d’elogio uguali per [p. 607 modifica]tutti, Uffiziali, Soldati, e Popolo, che presero parte al combattimento del giorno 30. — Tutti pugnarono da eroi: tulti mostrarono che quando viva ed ardente è la carità di patria, dolce riesce il sacrifizio della vita. — A tale proposito non possiamo fare altro omaggio al valore dei nostri bravi, che ripetendo un brano di lettera scritta dal General Garibaldi al Ministro della Guerra:

» Tutti i Corpi, che hanno combattuto in questo giorno, si sono resi immensamente benemeriti della Patria. - Un distaccamento di Linea, la prima Legione Romana, il battaglione Universitario, la Legione Arcioni, il Battaglione dei Reduci, e la prima Legione Italiana hanno rivalizzato in valore. — I Capi Uffiziali ed i militi di quei Corpi hanno meritato la gratitudine dell’Italia, ed il titolo di valorosi. – Molte armi, tamburi ed altri oggetti di guerra sono rimasti in nostro potere».

Nè deve dimenticarsi la virtù degli Uffiziali Sanitarj delle nostre ambulanze, sollecite raccogliendo pei campi i feriti, ai quali sonosi prodigate come si prodigano negli Ospedali per opera delle Signore assistenze veramente fraterne: e nel dolore delle perdite ci è grato il dire che fra gli stessi Francesi molti, prima di soccombere, han dichiarato di morire col rimorso di aver combattuto dei fratelli Repubblicani, ed i salvati, imprecando contro il loro governo, non sanno altrimenti gratificarci delle assidue cure, di cui sono l’oggetto, che ripetendo spesso come fanno i loro compatriotii prigionieri — Viva la Repubblica Romana.

[p. 608 modifica]In fine un profondo sentimento di riconoscenza c’impone l’obbligo di tributare all’italianissimo Generale Avezzana una parola di encomio sempre inferiore a quella immensa patria carità che gli fa provvedere a tutte l’esigenze del grave Ministero affidatogli con una tenace perseveranza e con una infaticabile alacrità, che sarebbero prodigiose anche in un giovane. Sin dal primo appressarsi del nemico, seguito da una parte del suo Stato Maggiore (giacchè molti aliri Uffiziali dello stato erano destinati alle porte per dirigere i Corpi che li difendevano), il Generale Avezzana percorse successivamente i luoghi attaccati, e colla voce, e coll’esempio portando al colino l’universale entusiasmo del popolo che chiedeva armi, e delle milizie valorosamente combattenti, assicurò il trionfo della giornata, e l’onore del paese.

In questa aggressione la Francia, sacrificata da un Governo nemico dei veri interessi del suo paese, ha fatto delle immense perdite più morali che materiali. Essa ha perduto su noi ogni influenza politica: essa ha perduto ogni diritto alle nostre simpatie: e se la giustizia della nostra causa ci ha dato tanta energia di vincere il soldato più bellicoso, noi abbiamo adesso la profonda convinzione di potere lottare con gloria e successo contro tutti i nemici della Repubblica e dell’Italia.

Roma 5 Maggio 1849.

I Triumviri