Ciuffettino/Capitolo XIV

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Nel quale, come intermezzo, si rappresenta il 1° atto della grande tragedia Orlando a Roncisvalle

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Nel quale, come intermezzo, si rappresenta il 1° atto della grande tragedia Orlando a Roncisvalle
Capitolo XIII Capitolo XV

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XIV.

Nel quale, come intermezzo, si rappresenta il primo atto della grande tragedia «Orlando a Roncisvalle.»

Ecco senz’altro il prezioso lavoro, la gemma poetica di Mastro Spellacane.

Personaggi: Orlando il prode - Il traditore Gano di Maganza - Isotta, fidanzata di Orlando, che non parla, ma lascia pensare molte cose - Arlecchino - Il Gigante Moro, rapitor di donzelle - La Fata dei boschi - Il Drago infernale.
Soldati di Orlando - I perfidi Maganzesi - Miscredenti di legno e di cartone - Una saetta - Alcuni colpi di tuono.

IL PROLOGO.

(Gano di Maganza, solo, con i suoi pensieri. Egli odia il prode Orlando, e si unisce ai nemici di questo, pur fingendosi suo amico. E parla in endecasillabi sciolti).

Io sono un traditore, e me ne vanto
questa sera nell’ora vespertina

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il gigante verrà degli infedeli;
Isotta rapirà: la fidanzata
di Orlando è questa, e non ve n’ha più bella
di lei, sotto il sereno ciel d’aprile,
oppure di novembre: io, d’Orlando
nemico occulto dal sembiante onesto,
favorirò la trama nella notte
E Orlando guiderò nella battaglia
per liberar la bionda fidanzata,
e insieme per condurlo alla rovina!
E guiderdone a me sarà l’articolo
che il Messaggero stamperà in sua cronaca,
nel raccontare il fiero caso occorso
al furibondo eroe di Roncisvalle!

QUADRO PRIMO.

La sala del castello di Orlando.

Orlando e Gano di Maganza.


Orlando. Parli?

Gano.     Non parlo!

Orlando.               Taci?

Gano.                         Taccio, è vero:

ma il mio silenzio svela il mio pensiero.

Orlando. E quale?

Gano (con voce commossa). Il male,

ti attende - orrende
sciagure pendono
su la tua testa.

Orlando (tentennando la testa di legno).

Parli tu il vero?

Gano.

Il vero parlo, Orlando:
coraggio: il caso è molto miserando

(ride mefistofelicamente: poi, ripigliandosi per non farsi scorgere da Orlando).

T’han rubata la sposa!

Orlando (sbatacchiando le gambe di qua e di là).

Oh! menti! menti!

Gano. Giuro al Signore! [p. 111 modifica]Orlando (c. s.) Io perdo i sentimenti!

(fa finta di suonare il corno, che porta appeso alla cintura. La sala si riempie di armati di legno e di cartone. Quelli di cartone in fondo).

Orlando (ai prodi soldati di legno).

Soldati all’erta!
La battaglia è vicina L’infedele
nero, Turco e crudele
è già in avanscoperta
Ei m’ha rapito, o prodi,
la dolce fidanzata
avvinta a me dai nodi
de’ giuramenti sacri, e tanto amata!
Toglierla a lui dobbiam!..
Soldati all’erta! Andiamo, andiamo, andiam!

Tutti (per fare qualche cosa).

Andiamo, andiamo, andiamo, andiamo! Andiam!

QUADRO SECONDO.

La foresta.

Orlando, il Maganzese, Arlecchino, la Fata.

Gano (in disparte).

Fra poco il Turco piomberà alle spalle
d’Orlando il vincitor, con fuoco e palle!

(Una saetta. Arlecchino trema per tutte le giunture).

Gano. Hai tu paura forse?

Arlecchino (seguitando a tremare) Sono incerto

se debbo aver paura
o no: la notte è scura
non ci si vede un corno!

Orlando (che ha sentito).

Un corno? eccolo qua!

Arlecchino (ridendo)

Ah! ah! ah! ah! ah! ah!

(i tre burattini volano per la scena, mentre il tuono rumoreggia dietro le quinte, per via di una lastra di bandone sapientemente agitata dalla mano del burattinaio). [p. 112 modifica]

Orlando {a Gano). Or che qui siam venuti, o Maganzese

vuoi essermi cortese,
di dir dove si trovi la mia bianca
e dolce fidanzata?

Arlecchino (ironico). Dev’esser molto stanca!

Orlando. Tu dileggi, o poltrone?

(cercando) Oh! se trovo un bastone!

Arlecchino (umilmente).

Mio signor, perdonate!

Orlando (sempre rabbioso).

Voglio ammazzarti a furia di legnate!

Gano (fra sè). E non giungono aneor questi ribaldi

di Turchi, che l’Averno
se l’inghiottisca tutti, caldi, caldi!

Arlecchino (ad Orlando inginocchiandosi).

Pietà di me! son calvo
ed ho otto figli a casa e una sorella!

Orlando (ridendo, vinto).

Arlecchino, sei salvo!

Arlecchino. Oh! mio signore, l’ho scampata bella!

Orlando (a Gano). Dunque, dove si trova

la dolce e bianca fidanzata mia?

[p. 113 modifica]Orlando a Roncisvalle. [p. 115 modifica]

Gano (ipocritamente).

Oh! fior dischiuso all’alba dell’aprile,
fiore umano e gentile!
Amala, Orlando... e salvala!

(indicando le quinte).

Essa, tra quelle roccie
le lunghe chiome inanellate e bionde
nasconde!

Arlecchino. E vicino c’è il giuoco delle boccie.

Gano. E volge i disperati

Sguardi ai pirati
che l’han rapita

Orlando (dimenandosi e correndo di qua e di là, e sbatacchiandosi contro le quinte, in preda alla disperazione).

Oh! mia rabbia, oh furore,
rovina! distruzion, morte, terrore!
Andiamo, andiamo, amici, a liberarla.
lo, colaggiù, non posso più lasciarla!

(apparisce la Fata dei Boschi, con una fiammata di pece greca). [p. 116 modifica]

La Fata (con le braccia in aria).

Orlando, se tu vai contro il nemico
ti benedico:
di più non dico!

Arlecchino. Di queste cose non m’importa un fico!

(la Fata dispare con un’altra fiammata di pece greca).

Gano (a parte). Oh! rabbia, son perduto!

l’oste non è venuto?

Arlecchino (che ha sentito). Qual’oste? ha il vino buono?

Gano. Grullo! l’oste: il nemico!

(un altro tuono).

Arlecchino (rabbrividendo). Senti che tuono?

Orlando (a Gano). Andiamo, amico!

Arlecchino (seguendoli).

Su, padron, v’avviate...
in cerca di nerbate!
(partono tutti e tre).

QUADRO TERZO.

Una collina.

Orlando, il Maganzese, Arlecchino.

Orlando. Oh! soave fidanzata

tanto amata!
Non ascolti i preghi mici?
Mia diletta, dove sei!
Than rapita
alle gioie di mia vita,
e ti trovi in mezzo ai guai?
Non sia mai!

(voi, come svegliandosi da un sogno).

Dove andiamo, dunque, dove?

Gano (accennando sempre fra le quinte).

Lassù, lassù!

Arlecchino (con un grido). Si muove

qualcosa! oh! Dio!... son morto!

(si odono dei colpi e dei clamori confusi dietro le scene).

Orlando. Ah! siam traditi!...

Arlecchino. E’ l’oste con il conto! [p. 117 modifica]

Gano. L’oste nemica...

Orlando.                                    Oh! Affronto!

Tu m’hai tradito, Maganzese infame!

Gano (con una sghignazzata).

Sono assai bene ordite le mie trame!

Orlando (al colmo del furore).

Fia l’ultimo conforto
o Maganzese, a te, questo pugnale!

(Gli si slancia addosso. Combattimento accanito, durante il quale i due avversari volano per l’aria, agitando disordinatamente la testa, le gambe e le braccia. In ultimo, il Maganzese cade).

Gano. Ahi! come mi fai male! (sviene)

Arlecchino. Lo credo ben, lo credo! (sghignazza).

Orlando. Ed ora. a liberar la fidanzata!...

Arlecchino. Non è ancor terminata? (via).

QUADRO QUARTO.

La vallata di Roncisvalle.

(Il Gigante, seguito da alcuni perfidi Maganzesi e da una squadra di infedeli di cartone, si slancia contro Orlando, armato di lancia e scudo, e contro Arlecchino, armato di bastone. Urla feroci).

Il Gigante (menando colpi a dritto e a rovescio).

Orlando temerario, orsù che chiedi?

Orlando (tirando anche lui botte da orbi).

Isotta io chiedo,
Isotta avrò!

Il Gigante. Per te uno spiedo

preparerò!..

Orlando (seguitando a combattere come se nulla fosse).

Tu mi rapisti
la fidanzata!

Il Gigante. Nè vo’ che quella donna tu riacquisti

Arlecchino (frullando su sè stesso e tirando bastonate contro le quinte)

Vade retro! vade retro!
Siete eretici! San Pietro!
San Paolin, Santa Sofia.
San Donnin, Santa Lucia!
San Carlin, Santo Carlone!
San Giustin, San Corbulono!

[p. 118 modifica]

Io vi imploro! Aiuto, aiuto.
(riceve un tremendo calcio)
Ecco qua... sono perduto!

Orlando (lotta con il Gigante. Dopo quattro nuovi assalti lo atterra. E poi, ad uno ad uno, abbatte gli altri nemici. È vittorioso. Va a prendere la fidanzata dietro le scene. Isotta è raggiante per la felicità. Le sue belle guancie di legno sembrano lustrate con lo spirito)

Orlando. Scendi pel piano,

bianca fanciulla,
faran le lignee
forti mie braccia,
alla tua candida
come la neve
persona lieve,
tenera culla!

(Orlando suona il famoso corno. Accorre un drago alato con un razzo da due soldi in bocca. I tre personaggi prendono posto sul suo dorso Il drago s’inalza^ sbattendo le ali di carta)

Arlecchino (piagnucoloso).

Oh! come si sta mal su queste squame!

Orlando (al drago).

Al castello, suvvia!

Arlecchino.                         Ma ho tanta fame!

(Fuoco di bengala. Cala il sipario).