Così parlò Zarathustra/Parte prima/Degli sprezzatori del corpo

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Degli sprezzatori del corpo

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Friedrich Nietzsche - Così parlò Zarathustra (1885)
Traduzione dal tedesco di Renato Giani (1915)
Degli sprezzatori del corpo
Parte prima - Di quelli che vivono fuori del mondo Parte prima - Dei piaceri e delle passioni

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Degli sprezzatori del corpo.

«Agli sprezzatori del corpo voglio ora dire il mio pensiero.

Io non pretendo che imparino od insegnino cose diverse da quelle che hanno imparate e insegnate fin qui; bensì che dicano addio al proprio corpo — e si tacciano.

«Io sono corpo ed anima»: così parla il fanciullo. E perchè non dovremmo parlare come i fanciulli?

Ma l’uomo desto e cosciente, dice: Io sono corpo e niente altro all’infuori di ciò: e l'anima non è altro che una parola per significar qualche cosa che si trova nel corpo.

Il corpo è un grande sistema, una cosa molteplice con un senso solo: è guerra e pace, gregge e pastore.

Uno stromento del tuo corpo è anche la tua piccola ragione, fratello mio, che tu chiami «spirito»: un piccolo stromento e trastullo della tua grande ragione.

«Io» dici tu, e vai superbo di questa parola. Ma più grande ancora — e tu non vuoi crederlo — è il tuo corpo e il suo sistema; esso non dice «Io» ma è «Io».

Ciò che percepisce il senso e intende lo spirito non ha mai fine in sè stesso. Ma senso e spirito vorrebbero persuaderti che essi sono fine ad ogni cosa, tanto son vani.

Stromenti e trastulli sono sensi e spirito: dietro a loro si cela il proprio essere, il quale cerca con gli occhi dei sensi e ascolta con gli orecchi dello spirito.

E sempre sta in ascolto il proprio essere e cerca: confronta, soggioga, conquista, distrugge. Domina ed è anche il dominatore dell’«Io».

Dietro ai tuoi pensieri ed ai tuoi sentimenti, o fratello, sta un potente dominatore, un sàvio ignoto — che si chiama il proprio essere. Egli abita nel tuo corpo; è il tuo corpo.

V’ha maggior ragione nel tuo corpo, che non ne contenga la tua miglior sapienza. E chi sa mai perchè il tuo corpo ha proprio bisogno della tua miglior sapienza?

Il tuo essere si ride del tuo Io e dei suoi salti orgogliosi.

Che cosa significano questi salti e voli del pensiero? dice in sè [p. 32 modifica]stesso. Un sentiero soltanto per giungere al mio scopo. Io sono il filo che guida l’Io: quegli che gli suggerisce i suoi concetti.

L’essere dice all’Io: «Qui prova dolore». Ed allora esso soffre e pensa come potrebbe liberarsi dal dolore — e appunto per far ciò deve pensare.

L’essere dice all’Io: «Qui prova piacere». Ed esso allora si compiace e pensa a gustar quel piacere — ed appunto a ciò esso deve pensare.

Agli sprezzatori del corpo voglio dire una cosa. Il loro disprezzo è il lor modo di valutare. Chi creò il pregio e il disprezzo, i valori e la volontà.

L’essere li creò a sè stesso.

Il corpo si creò per sè lo spirito come una mano della sua volontà.

Persino nella vostra stoltezza e nel vostro dileggio, o sprezzatori del corpo, voi siete servi del vostro essere. Io vi dico: il vostro stesso essere vuol morire e si discosta dalla vita.

Egli non può far più quello che amerebbe far sempre: — creare all’infuori di sè stesso. Ecco ciò che con ogni ardore vorrebbe fare.

Ma ormai è troppo tardi per lui: — il vostro essere vuol perire, o sprezzatori del corpo.

Il vostro corpo vuol perire: perciò diveniste sprezzatori del corpo! Giacchè nulla v’è possibile creare all’infuori di voi stessi.

E perciò voi odiate la vita e la terra. Una stolta invidia traspare dal torvo occhio del vostro disprezzo.

La vostra strada non è la mia, o sprezzatori del corpo!

Voi non siete i ponti che guidano al superuomo!».

Così parlò Zarathustra.