Così parlò Zarathustra/Parte seconda/Dei famosi saggi
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Dei famosi saggi.
«Foste servi del popolo, e delle superstizioni dei popoli, o voi famosi saggi quanti siete! — E non già della verità! E per questo a punto foste venerati.
E per questo fu tollerata la vostra miscredenza, giacché anch’essa altro non era che una via che conduceva al popolo. Nello stesso modo il padrone permette ai suoi schiavi di sbizzarrirsi, e si diverte delle loro insolenze.
Ma la cosa che più è in odio al popolo, come il lupo ai cani, è lo spirito libero, il nemico d’ogni pastoja, quegli che non adora e si rifugia nei boschi.
Cacciarlo dal suo nascondiglio — ecco ciò che il popolo chiama sempre: «il sentir retto»; contro di lui esso aizza ancor sempre i suoi cani più selvaggi.
«Poi che la verità è là dove è il popolo! Guai, guai a colui che cerca!» — così si disse in ogni tempo.
Per il vostro popolo voi voleste creare un oggetto di venerazione e ciò chiamaste la volontà del vero, o voi famosi saggi!
E nel vostro cuore diceste sempre: «dal popolo venni: e da lui mi giunse anche la voce di Dio».
Ostinati e prudenti come l’asino; tali voi foste sempre nel patrocinare la causa del popolo.
E più d’un potente che voleva mantenersi in buon accordo col popolo, attaccò dinanzi ai suoi cavalli anche un asinello: un qualche saggio famoso.
Vorrei ora, o savi famosi, che gettaste una buona volta lungi da voi la pelle del leone!
La pelle screziata della fiera e le pelose zampe dell’investigatore, del cercatore, del conquistatore!
Ah, per indurmi a credere alla vostra «sincerità» voi dovreste anzitutto infrangere dinanzi a me la vostra volontà di venerare.
Sincero io chiamo colui, che parte per i deserti senza Dio dopo aver spezzato il suo cuore che l’adorava.
Disteso su la gialla sabbia e bruciato dal sole, egli getterà furtivi sguardi verso le oasi ricche di fonti, alla cui ombra riposa tutto ciò che è animato.
Ma la sua sete non giungerà a persuadergli di rendersi simile a quegli esseri amanti della comodità: giacchè dove ci sono oasi, v’hanno anche gli idoli.
Affamato, violento, solitario, ateo: ciò impone la volontà leonina.
Libero dalla contentezza dello schiavo, redento dagli dèi e dalle adorazioni di essi; impavido e terribile, grande e solitario: così vuole essere l’uomo sincero.
Nel deserto ebbero stanza da che esiste il mondo i sinceri, gli spiriti liberi signori del deserto; ma nelle città dimorano i savi ben pasciuti e famosi — le bestie da tiro.
Poi che sempre tirano, quali asini — il carro del popolo!
Non già ch’io li abbia in fastidio per questo! Ma ai miei occhi essi sono servi attaccati al carro, anche se rifulgono di splendidi ornamenti.
E spesso furono buoni servi, e degni d’encomio. Giacchè così parla la virtù: «Se devi servire, cerca quel padrone cui meglio possa giovare il tuo servizio!».
«Lo spirito e la virtù del tuo padrone devono accrescersi mercè tua; così crescerai tu pure insieme col suo spirito e con la sua virtù!».
E invero, voi famosi savi, servitori del popolo, voi medesimi cresceste con lo spirito e la virtù del popolo — e il popolo crebbe mercè vostra! A vostra lode io dico ciò!
Ma popolo siete per me con tutte le vostre virtù, popolo dagli occhi scemi, — popolo che non sa che cosa sia lo spirito!
Lo spirito è la vita; tra i proprii tormenti essa accresce la sua scienza: — lo sapevate già?
E la felicità dello spirito è questa: d’esser unito e consacrato con lagrime per olocausto: — v’era noto anche questo?
E anche la tenebra del cieco e il suo brancolare incerto devono far fede della potenza del sole, ch’egli ha fissato: anche ciò v’era noto?
E coi monti deve saper edificare colui che è saggio! È lieve cosa per lo spirito muover le montagne: lo sapevate di già?
Voi non vedete che le scintille dello spirito: ma non conoscete quale incudine sia lo spirito e quanto sia crudele il suo martello!
In verità, voi non conoscete l’orgoglio dello spirito! Ma ancor meno sapreste sopportare la modestia dello spirito, se essa volesse parlare!
E mai, sinora, sentiste bisogno di gettar in una fossa di neve il vostro spirito; non siete tanto ardenti da poter fare ciò! E per questo non vi è dato conoscere l’estasi del suo algore.
Ma a tutt’i modi voi fate troppo a fidanza con lo spirito; della vostra sapienza troppo spesso faceste un asilo per i cattivi poeti.
Voi non siete aquile; per ciò non avete ancora appresa la felicità nel terrore dello spirito. E chi non è uccello, non deve librarsi sopra i precipizi.
Voi siete tiepidi: ma ogni conoscenza profonda trascorre fredda; freddi al par del gelo sono i più profondi pozzi dello spirito, ristoro alle mani ardenti e a chi è pronto all’azione.
Onesti mi apparite e stecchiti e con la schiena dura, o voi saggi famosi! — Voi non siete sospinti da nessun forte vento, da nessuna forte volontà.
Non vedeste mai una vela scorrere sul mare gonfia e tremante dinanzi alla violenza del vento?
Simile alla vela tremante per la violenza del vento scorre la mia sapienza sui mari — la mia selvaggia sapienza!
Ma voi, servi del popolo, voi saggi famosi — come potreste navigare con me?».
Così parlò Zarathustra.