Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/38

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Libro terzo - Capitolo 38

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Qualità e fine di Rosso della Tosa. Suo parentado (1309...).

Messer Rosso dalla Tosa fu cavaliere di grande animo, principio della discordia de’ Fiorentini, nimico del popolo, amico de’ tiranni. Questi fu quello, che la intera Parte guelfa di Firenze divise e i Bianchi e’ Neri; questi fu, che le discordie cittadinesche accese; questi fu quello, che con sollicitudine con giure e promesse gli altri tenea sotto di sé. Costui a Parte nera fu molto leale, e i Bianchi perseguitò; con costui si confidavano le terre dattorno di Parte nera, e con lui avevano composizioni.

Costui, aspettato da Dio lungo tempo, però che avea più che anni LXXV, uno dì andando, uno cane li si attraversò tra’ piè e fecelo cadere, per modo si ruppe il ginocchio: il quale infistellì; e martoriandolo i medici, di spasimo si morì: e con grande onore fu sepulto, come a gran cittadino si richiedeva.

Lasciò due figliuoli, Simone e Gottifredi; che dalla Parte furono fatti cavalieri, e con loro un giovane loro parente, chiamato Pinuccio, e molti danari furono donati loro. E chiamavansi i cavalieri del filatoio; però che i danari, che si dierono loro, si toglievan alle povere femminelle che filavano a filatoio.

Questi due cavalieri suoi figliuoli, volendo tener gran vita per esser onorati, perché parea loro che l’opere del padre il meritassono, cominciorono a calare, e messer Pino a sormontare; il quale in poco tempo si fece grande.