Del coraggio nelle malattie/VII.
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VII.
Altro vizio contrario al coraggio sono le antipatìe. L’istesso non poter vincere quella certa avversione che hassi a checchessia, indica la mancanza di generosità dello spirito, e di quella certa superiorità che dèe avere la volontà sopra il sentimento. Un ammalato che abbia antipatía o al Medico, o alla medicina, o a quant’altro comporta la sua situazione, se non prende coraggio di superar sè stesso e di sottostare alle condizioni di ammalato, azzarda sè stesso. Tanto più è dannevole questa avversione, se è dessa contro certi medicamenti che sono talvolta troppo necessarj alla fuga del male; come sarebbe la China-china, il mercurio, l’oppio, e pochi altri. Se non entra il coraggio a domare questa ritrosia, o puerile alienazione, che è effetto di mal concepita antipatìa, sottentra il pericolo della continuazione, e dell’avanzamento del male medesimo. Pare che non regga in bilancia la probabilità di guarire, cui promette uno specifico, colla quasi certezza di caparbietà e di ulteriori disordini di una malattia lasciata in balía a sè stessa e non contrastata dagli unici rimedj che abbiam contro di essa. La prudenza a me piace appellarla madre del coraggio; e in tali incontri ella dèe avvisarsi, e avvisarsi in guisa da far nascere questo sentimento vincitore di simili fanciullaggini.