Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO III

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III. Che le parole di Dio si debbono ascoltare con umiltà; e che molti non le apprezzano.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
III. Che le parole di Dio si debbono ascoltare con umiltà; e che molti non le apprezzano.
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CAPO III.


Che le parole di Dio si debbono ascoltare con umiltà;

e che molti non le apprezzano.


1. Ascolta, o figliuolo, le mie parole di tutta soavità, e che trascendono tutta la sapienza de’ filosofi, e de’ saggi di questo mondo. Le parole mie sono spirito, e vita, nè da essere con umano giudizio estimate. Non sono da torcere a vano piacere, ma da udire in silenzio, e da ricevere con ogni umiltà, e con gran tenerezza.

2. Ed io ho detto: Beato quell’uomo, al quale tu insegni, e ammaestrilo della tua legge, per iscamparlo da’ giorni rei! acciocchè egli non resti abbandonato sopra la terra.

3. Io, dice il Signore, ho instruiti dapprima i Profeti, e fino al presente non resto di parlare ad ogni uomo: ma parecchi alla mia voce son sordi, e duri. La maggior parte amano più il mondo, che Dio: più presto seguitano gli appetti della carne, che il [p. 118 modifica]piacere di Dio. Promette il mondo temporali e piccioli beni, e con tutto l’affanno si serve a lui: ne prometto io di sommi ed eterni, e i cuori degli uomini annighittiscono. Chi è quegli, che si dia tanta fatica di servire, e obbedire a me in tutte le cose, come si fa al mondo, ed a’ padroni mondani? Vergognati, o tu Sidone, dice il mare. e se dimandi della cagione, odi perchè: Per iscarso guadagno si cercano lontani paesi: per la vita eterna, da molti si leva a stento pur una volta piede da terra. Si va in cerca di prezzo vile, e alle volte sozzamente si litiga d’una sola moneta; e per cosa da nulla, e per poca promessa non si teme di durar fatica il giorno, e la notte.

4. Ma, oh vergogna! per uno incommutabile bene, per uno inestimabile premio, per uno altissimo onore, per una interminabile gloria ci risparmiamo di non darci pure un picciol travaglio. Vergognati adunque, servo pigro, e lamentoso; che quelli si trovino essere più pronti alla lor perdizione, che tu non sei alla vita. Godono più quelli per la vanità, che tu per la verità. Ed eglino son pure [p. 119 modifica]alcuna volta falliti della loro speranza; laddove la mia promessa non froda veruno, nè qualunque confida in me il lascia andar vuoto. Quello che da me fu promesso, io ’l darò; quello ch’io ho detto, l’osserverò; se pur altri perseveri ad esser fedele sino alla fine nell’amor mio. Io sono rimuneratore di tutti i buoni, e forte provatore di tutti i divoti.

5. Scrivi nel tuo cuore le mie parole, e ricercale sottilmente: perocchè in tempo di tentazione assai ti verranno opportune. Quello che in leggendo tu non intendi, nel giorno della mia visita l’intenderai. Mia usanza è di provare in due modi i miei eletti, con la tentazione cioè, e con la consolazione. e due lezioni io leggo loro per ciascun dì: l’una, riprendendogli de’ loro vizi; l’altra, confortandogli a crescere più sempre nelle virtù. Colui che tiene le mie parole, o le sprezza, ha il suo giudice per l’ultimo giorno. [p. 120 modifica]


Preghiera ad impetrar grazia di divozione.


6. Signore Iddio mio, tu mi sei ogni bene. E chi mi son io che ardisco di parlare con te? Io sono poverissimo, e vile tuo servo, e dispregevole vermicciuolo; troppo più povero, e più dispregevole di quello che io sappia e ardisca di dire. Ricorditi non pertanto, o Signore, ch’io sono niente, niente ho, niente vaglio. Tu solo se’ buono, tu giusto, tu santo; tu puoi tutto, dai tutto, tutto riempi; il peccatore è il solo, che tu lasci vuoto. Rammentati delle tue misericordie, ed empi della tua grazia il mio cuore, da che tu non vuoi che sieno vuote le tue fatture.

7. Or come poss’io reggermi in questa misera vita, se la misericordia e grazia tua non mi porge soccorso? Non voler rivoltar da me la tua faccia; non voler prolungar laFonte/commento: 1815b tua visita, nè differire la tua consolazione, sicchè l’anima mia non ne diventi come terra senz’acqua davanti a te. Insegnami fare la tua volontà. insegnami degnamente e umilmente [p. 121 modifica]vivere alla tua presenza; perchè la mia sapienza sei tu, il quale in verità mi conosci, e conoscestimi, avanti che fosse il mondo, ed io qui fossi nato.