Dialoghi delle cortigiane/8

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8. Vitina e Biondina

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Luciano di Samosata - LVI. Dialoghi delle cortigiane (II secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
8. Vitina e Biondina1
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8.

Vitina e Biondina.


Vitina. Chi non è geloso, o Biondina mia, chi non va in furie, chi non t’ha dato mai uno schiaffo, non t’ha tagliato i capelli, non t’ha stracciate le vesti, ei non è ancora innamorato egli. [p. 184 modifica]

Biondina. Dunque solo a questi segni si conosce chi ama, o Vitina?

Vitina. Sì, così si conosce l’uomo che arde: chè i baci, le lagrime, i giuramenti, il venire spesso sono segni d’amore che comincia ed è ancora nascente: ma tutto il fuoco viene dalla gelosia. Onde se, come mi dici, Gorgia ti batte ed è geloso, statti allegra, chè buon per te: facesse sempre così!

Biondina. Così? che dici? battermi sempre?

Vitina. No: ma smaniare se non guardi lui solo. Se egli non t’amasse, perchè anderebbe in furia che tu hai un altro innamorato?

Biondina. Ma io non l’ho. Egli vanamente ha supposto che quel ricco è innamorato di me, perchè una volta a caso io lo ricordai.

Vitina. Tanto meglio se ti crede ricercata dai ricchi. Così gli cresceranno le smanie, e si metterà sul punto di non farsi superar dai rivali.

Biondina. Eh, costui sa solamente montare in bestia e picchiarmi, ma dare niente.

Vitina. Darà, darà: i gelosi si sdegnano facilmente.

Biondina. I’ non so perchè tu vuoi ch’io sia battuta, o Vitina.

Vitina. Battuta no: ma io credo che l’amore grande nasce quando uno si persuade che poco lo curi; se è sicuro di possederti egli solo, la passione si smorza. Senti me, che fo la cortigiana da vent’anni, e tu n’hai forse diciotto o meno. E se vuoi, io ti conterò un caso che m’avvenne a me non ha molti anni. S’era innamorato di me Demofante l’usuraio che sta di casa dietro il Pecile. Costui non mi dava mai più di cinque dramme, e si pensava di farmi il padrone. L’amor suo, o Biondina, era un amore leggero; ei non sospirava, non piangeva, non mi stava innanzi la porta ad ora insolita, ma di tanto in tanto si giaceva meco, stava un po’, e via. Ma un dì che egli venne ed io non l’aprii, perchè v’era dentro Calliade il pittore, che m’aveva mandate dieci dramme, ei se n’andò la prima volta sdegnato e dicendomi villania. Passarono parecchi giorni, e io non mandai per lui: ed essendo dentro Calliade la seconda volta, Demofante che s’era ben riscaldato, [p. 185 modifica]avvampa di sdegno, spia quando s’apre la porta, entra, piange, mi batte, minaccia d’uccidermi, mi lacera le vesti, va in furori; infine mi dà un talento, e mi si tiene egli solo per otto mesi interi. La moglie andava dicendo a tutti che io con una fattura lo aveva fatto impazzire. La fattura era la gelosia. Onde, o Biondina mia, usa anche tu questa fattura con Gorgia. Il giovane sarà ricco, se accaderà qualche cosa a suo padre.

Note

  1. Ampelide e Criside. Traduco questi ed altri nomi, che in italiano non avrebbero alcun senso.