Dolcissima Terilla
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LXXXVI
Che i suoi tormenti gli son cari.
Dolcissima Terilla,
Se mi giri tranquilla
Tuoi guardi un sol momento
Tale tormento io sento,
5Io sento tal martire,
Ch’è martir da morire;
E se a mirare io vegno
Turbàti di disdegno
Tuoi guardi un sol momento,
10Tale tormento io sento,
Io sento tal martire,
Ch’è martír da morire.
Dunque se disdegnosa,
Terilla, o se amorosa
15Mi dai martir sì forte,
Come il martír di morte;
E quando, ed onde aspetto
Parte d’alcun diletto?
Odo ben io, che dici,
20Miseri occhi infelici,
Mirar non mi vogliate;
Or così consigliate,
Begli occhi, gli occhi miei?
Ah che innanzi torrei
25Sotto estremo martire
Morire, e rimorire,
Che perder solamente
D’un guardo vostro ardente
Non pur l’intera luce,
30Ma sol ciò, che riluce
Dentro una sol favilla.
Dolcissima Terilla,
Non aspettar, che io pigli
Mai si fatti consigli;
35Non l’aspettar, che Amore
Condisce tuo splendore
Si, che chi può mirarlo
Più non può poi lasciarlo.
Odi, dolce Terilla,
40Odi ciò, che distilla
Arte d’Ape dorata
In sua magion cerata;
E ciò, che si raccoglie
Sull’Arabiche foglie
45Di manna mattutina,
E mirra peregrina,
Ed amomo fiorito,
E croco impallidito;
Al fin tutti gli odori,
50Al fin tutti i licori
Cari ne’ liti Eoi
Son dentro agli occhi tuoi;
Ed evvi pur non meno
Un non so qual sereno,
55Che uomo non vide ancora
Nel seren dell’Aurora;
Nè così mai risplende
Il Sol, quand’egli ascende,
Ricco in fulgida veste,
60Sovra il carro celeste,
E l’Universo infiamma,
Or così chiara fiamma
Di così care ciglia,
Terilla, chi consiglia,
65Che io mi lasci in obblio,
Non consiglia il ben mio.