El libro dell'amore/Oratione V/Capitolo IV

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Oratione V - Capitolo IV

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Che la bellezza è lo splendore del volto di Dio.

La Divina potentia supereminente allo universo, agl’angeli e agli animi da·Llui creati clementemente infonde, sì come a suoi figliuoli, quel suo razzo, nel quale è virtù feconda ad qualunque cosa creare. Questo razzo divino in questi, come più propinqui a Dio, dipigne l’ordine di tutto el mondo molto più expressamente che nella materia mondana; per la qual cosa questa pictura del mondo, la quale noi veggiamo tutta, negl’angeli e negli animi è più expressa che innanzi agli occhi. In quegli è la figura di qualunque spera, del sole, luna e stelle, degli elementi, pietre, arbori e animali. Queste picture si chiamano negli angeli assemplari e idee, negli animi ragioni e notitie, nella materia del mondo imagini e forme. Queste picture sono chiare nel mondo, più chiare nell’animo, e chiarissime sono nell’angelo. Adunque uno medesimo volto di Dio riluce in tre specchi posti per ordine: nell’angelo, nell’animo, e nel corpo mondano; nel primo, come più propinquo, in modo chiarissimo; nel secondo, come più remoto, men chiaro; nel terzo, come remotissimo, in modo molto obscuro. Dipoi la sancta mente dell’angelo, perché non è da ministerio di corpo impedita, in sé medesima si riflecte, dove vede quel volto di Dio nel suo seno scolpito, e veggendolo si maraviglia, e maravigliandosi con grande avidità a quello sempre s’unisce. E noi chiamiamo la bellezza quella gratia del volto divino, e lo amore chiamiamo l’avidità dello angelo, per la quale s’invischia in tutto al volto divino. Iddio volessi, amici miei, che questo ancora advenisse a noi! Ma l’animo nostro, creato con questa conditione, che si circundi da corpo terreno, al ministerio corporale declina, dalla quale inclinatione gravato, mette in oblio el thesoro che nel suo pecto è nascoso. Dipoi che nel corpo terreno è involto, lungo tempo all’uso del corpo serve, e ad questa opera sempre accomoda el senso, e accomodavi ancora la ragione più spesso ch’e non debbe.

Di qui adviene che l’animo non risguarda la luce del volto divino, che in lui sempre splende, prima che el corpo sia già adulto e la ragione sia desta, con la quale consideri el volto di Dio che manifestamente agli occhi nella machina del mondo riluce. Per la qual consideratione s’innalza a riguardare quel volto di Dio che dentro all’animo risplende, e perché el volto del padre è a’ figliuoli grato, è necessario ch’el volto del Padre Iddio agli animi sia gratissimo. Lo splendore e la gratia di questo volto, o nell’angelo, o nell’animo, o nella materia mondana che si sia, si debbe chiamare universale bellezza, e l’appetito che si rivolge inverso quella è universale amore. E noi non dubitiamo questa bellezza essere incorporale, perché nell’angelo e nello animo questa non essere corpo è manifesto, e ne’ corpi ancora questa essere incorporale mostràmo di sopra. E al presente di qui lo possiamo intendere, che l’occhio non vede altro che lume di sole, perché le figure e’ colori de’ corpi non si veggono mai se non da·llume illustrati, e essi non vengono con la loro materia all’occhio; e pure necessario pare questi dovere essere negli occhi, acciò che dagli occhi sieno veduti. Uno adunque lume di sole, dipinto di colori e figure di tutti e corpi in che percuote, si rappresenta agli occhi; gli occhi per lo aiuto d’uno lor certo razzo naturale pigliano el lume del sole così dipinto, e, poi che l’hanno preso, veggono esso lume e tutte le dipinture che in esso sono. Il perché tutto questo ordine del mondo che si vede, si piglia dagli occhi non in quel modo che gli è nella materia de’ corpi, ma in quel modo che gli è nella luce la quale è negli occhi infusa. E perché egli è in quella luce separato già dalla materia, necessariamente è sanza corpo. E questo di qui manifestamente si vede perché esso lume non può essere corpo, con ciò sia che in uno momento da oriente a occidente quasi tutto el mondo riempie, e penetri da ogni parte el corpo dell’aria e dell’acqua sanza offensione alcuna, e spandendosi sopra cose putride non si macchia. Queste conditioni alla natura del corpo non si convengono, perché el corpo non in momento, ma in tempo si muove, e uno corpo non penetra l’altro sanza dissipatione o dell’uno o dell’altro, o d’amenduni. E due corpi insieme misti, con scambievole contagione si turbano, e questo veggiamo nella confusione dell’acqua e del vino, del fuoco e della terra. Con ciò sia adunque che el lume del sole sia incorporale, ciò che egli riceve riceve secondo el modo suo. E però e colori e le figure de’ corpi in modo spiritale riceve. E nel modo medesimo lui ricevuto dagli occhi si vede; onde nasce che tutto l’ornamento di questo mondo, che è el terzo volto di Dio, per la luce del sole incorporale offerisce sé incorporale agli occhi.