Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 138

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[p. 251 modifica]A MISSEK MATTEO RETTORE DELLA CASA DELLA MiSERICORDlA IN SIENA (A).

I. Lo prega ad annegarsi nel sangue di Gesù Cristo, dal quale nasce singolarmente la viriti della carila, e della pietà, esortandolo a volere esercitare la pietà non solo verso dei poveri» ina ancora verso di tutta la santa Chiesa.

Visiterà !38* AL nome di Jcsa Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ^dilettissimo e carissimo fratello e figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi annegato ed affocato nella abbondanzia d’esso sangue suo, la memoria del quale sangue rende calore e lume all anirae fredde e tenebrose, dona larghezza e tolle estremità; tolle superbia ed infonde umilità; tolle crudeltà e dona pietà. O inestimabile dilezione di carità, non mi maraviglio, se nel sangue tuo io trovo la virtù della pietà; imperocché io vedo che per divina pietà tu hai svenato te medesimo, non per debito, e facesti vendetta della crudele e pessima crudeltà che 1* uomo ebbe a sè medesimo, quando per lo peccato si fece degno di morte. Adunque desidero" di vedervi annegato in questo fiume, acciocché ne trajate pia tosa compassione e misericordia, la quale continuamente vi bisogna adope[p. 252 modifica]rare, secondo lo stalo nostro. E poniamo, che io desidero di vedervi usare questa virtù in verso i poveri di Cristo delle sustanzie temporali, non son contenta qui, ma invitovi, secondo che Dio invita l’anima mia, a distendere li amorosi, ed ardentissimi desiderii con occhi piatosi e lagrimosi, mostrando nel cospetto della divina pietà compassione a tutto il mondo; ed egli t’insegna mollo bene il modo, siccome ebbro d’amore, e per desiderio che ha di fare tosto l’operazione sua, dice: Pigliale il corpo della santa Chiesa co’ membri legati e tagliati (B), e poneteli con piatosa compassione sopra il corpo mio, sopra il quale corpo furono fabbricate tutte le nostre iniquità, perocché egli fu quello che prese con pena la città dell’ anima nostra, ed il Padre fu quello che accettò il sacrificio. Mangiamo, mangiamo adunque l’anima sopra a questa mensa del corpo del dolce Figliuolo di Dio, sicché passando i penosi ed ansietati desiderii, con fadigosi aspettari, sopravenendo gli adempiuti dolci ed innamorati desiderii, dove l’anima si pacifica, quando si vede adempiuto quello che molto tempo ha desiderato, possiamo con dolce voce e suave gridare al Padre quello che dice la santa Chiesa, cioè; per Jesù Cristo nostro signore (C) tu ci hai fatto misericordia, levando i lupi e piantando gli agnelli. Adunque, o padre, fratello e figliuolo in Cristo Jesù, levianci dal sonno della negligenzia, acciocché in poco tempo noi csciamo delle mani de’ lupi e perveniamo a questa giocondità, non per voi, ma solo per l’onore di Dio. Questa ò quella virtù piatosa, che io voglio che noi abbiamo. E però dissi, ch’io desideravo di vedervi affocato nel sangue del Figliuolo di Dio, perocché ella è quella memoria che notrica la virtù della pietà e misericordia nell’ anima nostra. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 253 modifica]253 cInnotasioni itila Lettera 13S.

(J) Questo Matteo eletto di Fazio, o meglio di Cenni da Fazio, cui sono dirette altre: lettere della santa, fu posto al governo dello spedale il primo di settembre del 1373. Per la segnalata sua virtù fu caro oltre modo a questa Tergine da coi fu tornato n perfetta salute., mentre colpito dalla peste del i374 j starasene di già ’fidilo della vita. Quello spedale era stato ua secolo primi fonduta dal beato Andrea Gallerani.il rettore venia eletto dal senato della città a coi facean voto d’obbedienza, e staTan soggetti tutti che al conforto degl infermi ivi adoperavano, ed erauo delti frali della Misericordia. Ma nel 1/J08, (applicatesi le rendite allo spedai grande delia città) per lolere di Niccolò V, venne il luogo destinato al1’ università.

(Z?) Co’ membri legali e tagliati Cioè que che non erano separati dalla santa Chiesa per Ternna censura, e qnei che n’ erano divisi per lo interdetto e scomunica, come multi de’ popoli di Toscana.

(C) Per Jesù Cristo nostro Signore. Le orazioni più antiche che usa la Chiesa, sono per lo più indirizzate al divino Padre, giusta l’ordinazione del Concilio terzo cartaginese, onde anche terminano col richiederlo delle grazie pe* meriti del divino Figliuolo. Quella che qui brama la santa singolarmente è della riforma de’prelati, chiamati per essa io più luoghi lupi e bramandoli agnelli.