Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 23

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Lettera 22 Lettera 24

[p. 134 modifica]AL CARDINAL PIETRO n’OSTIA (A).

I. Essendo legato ia Italia, l’esorta a voler legarsi col santo legame della carità, dimostrando la forza e V utile che ap».

porta questa vii tù, e come senza questa non potrebbe ben servire a Dio’, ed esercitare la carica avuta di legato dal sommo pontefice.

II. Dell’amor proprio che c’impedisce l’acquisto del vero amore; onde l’esorta a spogliarsene totalmente.

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. ■. i ■ - ti f*f Al nome di Jesù. Cristo crocijisso

di Maria dolce.


I. ilarissimo e reverendo padre in Cristo dolce Jesù.

Io Catarina, serva è schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legato nel legame della carità, siccome sete fatto legato in Italia, secondo che ho inteso; della quale cosa ho molto singolare letizia; considerando ine, che voi per questo ne potrete fare assai 1’ onore di Dio cd il bene della santa Chiesa. Ma pur per questo legame senza altro legame non fareste questa utilità,

però vi dissi, che io desideravo di vedervi legalo nel legame della carità, perocché voi sapete, che niuna utilità di grazia, nò a voi, nè al prossimo possiamo fare senza carità. La carità è quello dolce e santo legame, che lega l’anima col suo Creatore: ella lega Dio nell’uomo e l’uomo in Dio.


Questa carità inestimabile tenne confitto e chiù velia to [p. 135 modifica]135 Dio ed Uomo in sul legno della santissima croce; costei accorda i discordi; questa unisce li separati; ella arricchisce coloro che sono poveri della virtù, perocché dà vita a tutte le virtù: ella dona pace e tolle guerra; dona pazienzia, fortezza e lunga perseveranzia in ogni buona e santa operazione, e non si stanca mai, e non si tolle mai dell’amore di Dio e del prossimo suo, nè per pena, nè per strazio, nè per ingiuria, nò per scherni, nè per villania: eila non si muove per impazienzia, nè a delizie, nè a piacimento, che il mondo gli potesse dare con tutte le lusinghe sue; chi l’ha è perseverante, e giammai non si muove, perocché elh è fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Jesù, cioè, che ha imparato da lui ad amare il suo Creatore, seguitando le vestigie sue. In lui ha letta la regola e la dottrina che li conviene tenere, perocché elli è via, verità e vita; onde chi legge in lui,t che è libro di vita, tiene per la via dritta, ed attende solo all’onore di Dio ed alla salute del prossimo suo; così fece esso Cristo dolce Jesù, e non ritrasse, questo amore dal1* onore del padre e dalla salute nostra, nè per pena, nè per. tormenti, nè per lusinghe che gii iossero fatte, nè per ingratitudine nostra, ma perseverò infino all* ultimo, che elh ha compito questo desiderio, e compita la operazione che gli fu messa in mano dal Padre, cioè di ricomprare ì umana generazione, e così adempiè 1* onore del Padre e la salute nostra. Or in questo legame ed amore, voglio che seguitiate, imparando.dalla prima e dolce verità; il quale v* ha. fatta la via che vi dà vita, ed havvi data la forma è la, regola, ed insegnata v’ha la dottrina della verità. \ oi dunque, come vero figliuolo, e servo ricomprato dal sangue di Cristo crocifisso, voglio che seguitiate le vestigie sue, con uno cuore virile e con sollecitudine pronta, non straccandovi mai, nè per pena, nè per diletto, ma perseverate infino al ‘ine in questa, ed in ogni altra operazione che voi pigliate a fare per Cristo crocifisso. Attendete a stirpare le ini[p. 136 modifica]quitadi e le miserie del mondo de' molti difetti che si commettono, li quali tornano in vituperio del nome di Dio, e però voi, come affamato dell’onore suo e della salute del prossimo, adoperate ciò -che voi» potete per rimediare a tanta iniquità. Son certa, che essendo.voi" nel legame dolce della carità, voi userete la legazione vostra, la quale avete ricevuta. dal «vicario di Cristo per lo modo che detto è; ma senza il primo legame della carità,t questo non potete usare nò farlo per quello modo che’dovete, e però vi prego che vi stuellate d’avere in voi questo amore, e legatevi con Cristo crocifisso, e con, vere e reali virtù, seguitate le sue vestigie; e col prossimo vi legale per fatto d’amore.

  • ILf Ma io" voglio che noi peusiàmo, carissimo padre/ che se T animo J nostro non è spogliato d’ogni amore proprio, ò piacere; di sè e del mondo, non può mai pervenire a questo vero e perfetto amore, e legame’ di carità, perocché è contrario Tulio, amore all’ altro, e tanto è: contrario/ che l’amore proprio ti separa da Dio’1 e dal prossimo, e quello ti unisce: questo ti dà morte e quello vita: questo

tenebre é quello lume!


questo guerra e quello pace: questo ti stringe il cuore che /non vi «capi, nè tu nè’1 prossimo, e la divina carità il dilarga, ricevendo ? in sè amici» e nemici, e ogni creatura rclie ha in sè ragione, (perocché s’è vestito deH’afFeUo di Cristo, e però seguita lui. L’amore proprio è miserabile, e partesi dalla giustizia, e commette le ingiustizie, cd ha uno timore servile cliei non gli lassa tare giustamente quello che debbe, o per lusinghe ò per.timore idi. non perdere lo stato suo. Questa è’ quella perversa servitudine e timore che condusse Pilato ad uccidere Cristo; onde questi cotali non fanno giustizia, ma ingiustizia, e non vivono giustamente, nè virtuosamente; e: con alletto di divino amore, ma ingiustamente e. viziosamente con amore proprio tene-, broso. Questo cotale dunque amore, voglio che sia al tutto tolto da voi, e siate fondato in vera e perfetta carità, amando Dio per Dio, in quanto egli è degno [p. 137 modifica]d’essere amato, perchè è somma ed eterna bontà, ed amando voi per lui, ed il prossimo per lui e non per rispetto di propria utilità. Or cosi voglio, padre mìo, legato del.nostro signore lo papa, che voi siale legato nel legame della vera ed ardentissima carità, e questo desidera l’anima mia di vedere in voi. Altro non dico. Confortatevi in Cristo dolce Jesù, e siate sellecito, e non negligente, in quello che avete a fare, ed a questo m’avvedrò se voi sarete legalo, e se avete fame di vedere levato il gonfalone della santissima croce (B). Permanete nella sauta e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 138 modifica]

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Annotazioni alla Lettera 23.

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’i -iiii. ■ ’, (A) Al cardmnl Pietro d’Ostia. Fu quest» della famiglia d’Estaing (de stagno)’, francese, della provincia di Rovcrgna: frate benedettino, poi vescovo di s. Flour, quindi arciccscovo di Bóurges, e finalmente creato cardinale da Urbano V nel 1370. Poco stanici ebbe il governo della provincia del patrimonio, e riconquistò Perugia ribellata at pontefice. Nel 1371 fu trasferito alla legazione di Bologna, nella quale occasione la santa gli scrisse la presente lettera. La sua.legazione incbludeva il Bolognese, la Romagna, laMarca d’Ancona, la Terra di s. Agata, la Mnssa Trebaria ( nel Ferrarese) la città e contea d’Urbino. Difficilissimo poi era questo governo n que1 giorni per la grande inclinazione delle città a rivoltarsi, e per la guerra ostinala che da più anni facevasi dai Visconti alla Chiesa. Era agli stipendi di questo Giovanni Aguto inglese e confederato Amedeo conte di Savoja, co’ quali congiuntosi il cardinale, guidò sì saviamente la cosa che costrinse i Visconti a venire ad una tregua d’ un anno; la quale diventò pace ferma nel 1Fu per conforto di questo cardinale e di santa Caterina, che Gregorio XI si risolvette di venire in persona a portare un qualche rimedio agli infiniti mali d’Italia.

(B) Se avete fame di vedere levato il gonfalone della santissima croce. A secondare gli impulsi della santa e i desiderj del pontefice, fu dispostissimo quest’illustre cardinale; ond’è che s’intromise in una lega de’principi d’Occidente coll’imperadore greco a danni de’ Turchi, raccogliendone laude d’avervi impiegata tutta la sua industria, se non potette avere per altrui difetto la gloria di condurla ad effetto. [p. 139 modifica]

A PIETRO CARDINAL D’OSTIA.


I. Mostrando i danni dell’amor proprio e del timore servile, l'esorta a servire virilmente la santa Chiesa, ed imitare Jesù Cristo nell'incontrare e sopportare ogni patimento per istabilire la pace sul cristianesimo a maggior gloria di Dio e salute dell'anime.

Lettera 24.


Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Carissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso, acciocché virilmente serviate alla sposa di Cristo, adoperando per onore di Dio spiritualmente e temporalmente, secondo che nel tem^o d’ oggi questa dolce sposa ha bisogno. Sono certa, che se l’occhio deU’iutelletto vòstro si leverà a vedere la sua necessità, voi il farete sollicitamente e senza alcuno timore, o negligenzia!

l’anima che teme di timore servile, niuna sua operazione è perfetta, ed in qualunque stato si sia nelle piccole cose, e nelle grandi viene meno, e non conduce quello che ha cominciato alia sua perfezione.

O quanto è pericoloso questo timore:’ egli taglia le braccia del santo desiderio; egli accieca l’uomo cue non gli lassa conoscere nè vedere la verità, perocché questo timore procede dalla cecità dell’amore