Facezie (Poggio Bracciolini)/168

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CLXVIII. Di un notaro fiorentino disonesto

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CLXVIII. Di un notaro fiorentino disonesto
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CLXVIII

Di un notaro fiorentino disonesto.


Un notaro di Firenze, che guadagnava assai poco dall’arte sua, pensò a qualche altra scaltrezza per guadagnar danaro e andò da un giovane a chiedergli se gli erano stati restituiti cinquecento fiorini che suo padre aveva una volta prestati ad un tale che era già morto. Il giovane, che non sapeva alcuna cosa di ciò, disse che tale debito egli non aveva visto in nome del padre. Il notaro asseriva che l’istrumento l’aveva egli stesso rogato, e spinse il giovane a chiedere ciò che doveva dinanzi al podestà, rinnovando con denaro l’atto. Il figlio di colui che si diceva essere debitore, quando fu citato, negò che il padre suo avesse mai presa alcuna cosa in prestito, e che di quest’affare nulla risultava, com’è uso dei mercanti, dai suoi libri; e subito andò dal notaro e lo prese a rimbrottare come uomo falso, che aveva scritta cosa che non era avvenuta. E il [p. 112 modifica]notaro: “Tu non sai, gli disse, figlio mio, che nel tempo in cui fu fatto quell’affare tu non eri ancor nato; tuo padre prese a prestito quella somma, ma la restituì dopo pochi mesi, ed io stesso ho fatto il contratto pel quale tuo padre è assolto di quel debito.” E quello diedegli il denaro per rinnovar l’istrumento e fu tolto da quella molestia. E così con bella frode il notaro ebbe denaro da entrambi.