Favole (Fedro)/Libro quarto/XXIV - Simonide che gli Dei preservano da morte

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Libro quarto: XXIV - Simonide che gli Dei preservano da morte

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Fedro - Favole (I secolo)
Traduzione dal latino di Giovanni Grisostomo Trombelli (1797)
Libro quarto: XXIV - Simonide che gli Dei preservano da morte
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FAVOLA   XXIV.

Simonide che gli Dei preservano da morte.

QUal nasca giovamento da gli studj
     Fra gli uomini il narrai; or quanto i Numi
     Gli onorar’, dir a’ posteri m’accingo.
          * Per tesser lodi a un vincitor Atleta,

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     5Simonide, di cui parlai poc’anzi,
     Stabilì il prezzo, e in loco ermo sen gìo.
     Ma l’argomento lieve a la feconda
     Vena frenando il corso, qual si suole
     Da’ Poeti, licenza prende, e i due
     10Figli di Leda, che cangiarsi in stelle,
     Frappose; indi simil laude a l’Atleta
     Fe’ derivar. S’approvò l’opra, e un terzo
     De la mercede convenuta ottenne.
     Richiesta l’altra, la daran risponde,
     15Quei ch’ebbero due parti di tue lodi;
     Ma perchè disdegnato tu non parta,
     Poichè i congiunti, (e te a’ congiunti ascrivo,)
     A la cena invitai, te pure invito.
     Benchè deluso, e l’onta alto il trafigga,
     20Per non farsi l’Atleta in tutto avverso,
     Promette, e a l’ora destinata riede.
     Siede a mensa: le tazze, l’apparato
     Il convito, la casa empion di gioja.
     Quando repente due, più che d’umano
     25Sembiante, di sudor, di polve aspersi,
     Impongono ad un servo, che il Poeta
     Faccia sì, che a lor venga incontinente;
     Giovargli assai, ch’e’ non frapponga indugio.
     Sì turbato gliel dice, che Simonide
     30In fretta parte: il piede ha fuori appena,
     Che cadendo la volta tutti opprime,

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     Nè a la porta più alcun giovin si trova.
     Come ciò si riseppe, ognun s’avvide
     Che gli Dei fur que’ due, che per mercede
     De’ loro encomj, gli donar’la vita.35