Libro quarto - Capitolo 124
../123
../125
IncludiIntestazione
17 settembre 2008
75%
letteratura
<dc:title> Filocolo </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Giovanni Boccaccio</dc:creator>
<dc:date>1336</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation></dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Filocolo/Libro_quarto/124&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20110417162620</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Filocolo/Libro_quarto/124&oldid=-
20110417162620
Filocolo - Libro quarto - Capitolo 124 Giovanni Boccaccio1336
Libro quarto - Capitolo 124
"Riguardando io questa imagine e considerando la bellezza d’essa, sovente di te mi ricordava, perché, avvegna che promesso mi fosse da Venere questo effetto a che pervenuti siamo, parendomi impossibile, temendo d’averti perduto, di questa te, qual Sirofane egiziaco fece del perduto figliuolo, feci: e sì come quelli di fiori e di frondi ornava la memoria del figliuolo, davanti a lei della sua dissoluzione dolendosi, così io di questa facea. Io l’ornava di fiori e di frondi spesso, e per suo propio nome la chiamava Florio: e quand’io disiderava di vederti, a questa vedere correa, alla quale contemplare fui più volte dalle mie compagne trovata. Con questa, come se con meco fossi stato, de’ miei dolori e infortunii mi dolea, con costei piangea, con costei i miei disii narrava, costei in forma di te pregava che m’aiutasse, costei onorava; a costei gli amorosi baci, che a te ora effettuosamente porgo, porgea, costei pregava che di me le calesse, costei in ogni atto sì come se tu ci fossi stato, trattava. E certo, la mercé di colui per cui posto c’è, elli alcuno, avvegna che picciolo, conforto mi porgea, per che io sovente a con costui dolermi e a baciarlo com’io t’ho detto, tornava" -.