Galateo ovvero de' costumi/Lettere dedicatorie/Lettera a Quirino

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Lettere dedicatoria di Erasmo Gemini a Girolamo Quirino

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Lettere dedicatoria di Erasmo Gemini a Girolamo Quirino
Lettere dedicatorie Lettere dedicatorie - Lettera ai lettori
Al Clarissimo
M. Girolamo Quirino,
fu del Magnifico
Messere Smerio

Io sono stato buona pezza sospeso; considerando meco medesimo quale di due cose più mi si convenisse di fare, intorno alle opere, che appresso di me si ritrovano; di quella dal mondo honorata et da me sempre riverita memoria di Monsignor della Casa mio Padrone: et cio era, se io dovessi publicarle per via della stampa, o no: Havendo dall’uno de lati la molta resistenza de Signori suoi heredi, che da cio grandemente mi ritrahevano; ne per cosa, o ragione, che loro si allegasse, vi si poteano indurre: come consapevoli della intention dell’Autore, il quale nel tempo, che fu assalito da quella, che di tutte le nostre operationi é ultimo fine; non si era anchora d’alcuno de suoi componimenti in maniera sodisfatto, che egli ne appagasse interamente: Dall’altro sentendo io il desiderio (posso dire) universale di tutti i dotti et scientiati huomini, non solo Italani, ma etiandio d’altre nationi, et pure de piu nobili et maggior personaggi del nostro secolo: i quali tutto’l giorno, quando con lettere, et quando in altra guisa instandomi et sollecitandomi, si mostravano fuor di modo accesi et disiosi di leggere alcuna delle sue scritture.

La onde io divenuto piu vago di sodisfare a questo comune disiderio, che di piacere et di ubidire in cio a cui io ho cotanti anni in tutte le altre cose ubidito et servito; dopo lo havere non senza molti prieghi et molta malagevolezza ottenuto il consenso de predetti Signori; mi sono alla perfine lasciato persuadere a dovere al mondo comunicare questo presente volume di Rime, et di Prose: lequali sono pur quelle poche, che io con ogni mio studio et diligenza ho potuto rinvenire, et mettere insieme delle tante, che egli nella sua natia lingua scrisse et dettò: come ciascuno, che famigliarmente il conobbe, puo giudicare; sapendo, che egli tutto quel tempo, che dalle sue molte, et molto gravi occupationi gli venia conceduto, senza pure un picciolo momento perderne; intorno a suoi felicissimi studi, hora in leggendo, hora inscrivendo et dettando avidissimamente impegnava.

Di che Vostra Clarissima Magnificenza piu d’ogni altro gentilhuomo, che hoggi viva, puo rendere testimonianza a ciascuno; come quella, che piu di ogni altro gli fu domestica, et famigliare, et piu di ogni altro l’amava; et allo’ncontro piu di ogni altro, fu dallui amata et havuta cara: si come egli medesimo volle morendo, che’l mondo manifestamente sapesse, et intendesse; raccomandando alla molta fede, et molta sincerità del vostro alto et valoroso animo, non pure le sue cose, ma quelle cose, che gli erano, et essere doveano et piu care et piu pretiose di tutte l’altre: havendo egli per viva isperienza conosciuto, che in V.M. non si scorgeano men chiari, ne meno illustri, i riguardevoli et santissimi effetti della vera amistà, di quello, che la gentilezza del suo nobilissimo sangue risplendesse hoggi in questo ampissimo, et honoratissimo Theatro del mondo, che Vinegia s’appella, vostra patria: felicissima per molte cagioni et rispetti, ma spetialmente per essere ella da vostri pari retta et governata.

Per laqual cosa niuno istimerò io potersi ritrovare, che del mio giudicio s’habbia comeche sia a maravigliare, se io questa picciola Operetta sotto il nome di V.M. Clarissima haverò lasciata uscire in luce et nel cospetto de gli huomini; essendo ella parto et fetura d’uno spirito tanto allei caro et tanto dallei amato, quanto io so, et posso con verità altrui affermare.

Ora havendo io V. Clarissima Magnificenza in ogni tempo poscia che io la conobbi, con tutto l’affetto del cuor mio osservata et riverita; ho fra me stesso diliberato di cio fare maggiormente per lo innanzi: affine di potere nel tronco, la Dio mercè, anchor vivo et verde, della sua nobilissima persona; innestare quella antica et lunga servitù, che io con quel buon Signore havea, con fermo et saldo proponimento di doverla in qualunque occasione mi si parerà davanti diligentissimamente continuare, infino che Nostro Signor Dio sarà in grado, che questa vita mi basti.

In Vinegia. A X. d’Ottobre. MDLVIII
Di V.M. Clariss.
Humilissimo servo
Erasmo Gemini