Geografia (Strabone) - Volume 2/Libro IV/Capitolo II

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Capitolo II

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Strabone - Geografia - Volume 2 (I secolo)
Traduzione dal greco di Francesco Ambrosoli (1832)
Capitolo II
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CAPO II.


Descrizione dell’Aquitania. — Popoli di quella provincia. — Gli Arverni; loro potenza e loro guerre contro i Romani.


Ora è da parlare degli Aquitani e delle quattordici popolazioni (Galatiche) abitanti fra la Garonna e il Ligeri, alcune delle quali toccano fino alla sponda del Rodano ed ai campi della provincia narbonese.

Generalmente parlando gli Aquitani differiscono dalla schiatta galatica sì nella figura dei corpi e sì anche nella lingua, e sono invece somiglianti piuttosto agl’ [p. 406 modifica]Iberi. Hanno per confine il fiume Garonna, abitando nello spazio compreso tra questo fiume e i Pirenei. Sono poi le popolazioni aquitane in numero più di venti, ma piccole e senza celebrità. Le più di queste popolazioni abitano lungo l’Oceano; le altre stanno infra terra, e tengono le estremità delle Cevenne fino al paese dei Tettosagi. Siccome poi era una troppo piccola cosa questa regione, perciò le aggiunsero anche il territorio compreso fra la Garonna e il Ligeri. Questi fiumi sono quasi paralleli ai Pirenei, e forman con essi due parallelogrammi, circondati negli altri fianchi dall’Oceano e dai monti Cemmeni1: entrambi poi si possono navigare per lo spazio di circa due mila stadii. La Garonna, accresciuta da tre fiumi2, sbocca in mare dalla spiaggia posta fra i Buturigi soprannomati Vibisci, e i Santoni, due popoli galatici. E questa gente de’ Biturigi è la sola straniera che si ritrovi fra gli Aquitani, coi quali poi non è punto immedesimata. Essa ha un emporio in Burdigala3 sulla sponda di un lago marino formato dalle bocche della Garonna. E il Ligeri mette foce fra i Pictoni e i Namneti4. [p. 407 modifica]Anticamente v’ebbe su quel fiume una città di commercio detta Corbilona. Polibio, nel far menzione delle cose favoleggiate da Pitea, ebbe a dire che «nessuno dei Marsigliesi venuti a parlamento con Scipione seppe dire qualcosa che fosse degna d’attenzione rispetto alla Britannia, di cui Scipione medesimo avevali domandati, e nemmanco rispetto a Narbona ed a Corbilona, le quali eran per altro le migliori città di que’ luoghi: ma Pitea solo osò spacciarne parecchie menzogne.» La città dei Santoni poi è Mediolanum5.

Quella parte dell’Aquitania ch’è lungo l’Oceano è per lo più arenosa e magra; gli abitanti si nutrono di miglio, non essendo quel suolo molto ferace di altri frutti. Quivi è anche quel golfo di mare ond’è formato l’istmo che risulta da questo e dal golfo Galatico6 della costa narbonese, del quale porta poi anche il nome. Abitanti di quel golfo sono i Terbelli, appo i quali si trovano miniere d’oro tenute in pregio sopra quante se ne conoscono. Perocchè in fosse di poca profondità si trovano masse d’oro voluminose quanto la capacità d’una mano, alle quali poi qualche volta non fa mestieri se non di poca purgazione: il resto è arena e glebe, le quali anch’esse richiedono poco lavoro. Le parti poi dell’Aquitania mediterranee e montuose hanno miglior terreno. Verso i Pirenei è la provincia de’ Conveni (cioè de’ ragunati) dove si trovano la città di Lugduno e le terme degli Onesii bellissime con acqua [p. 408 modifica]buonissima a bere. Bello è inoltre anche il paese degli Auscii.

I popoli situati fra la Garonna ed il Ligeri, che furono poi aggiunti agli Aquitani, sono gli Elvii, i quali cominciano dal Rodano; i Vellaj cbe vengono dopo costoro e furono un tempo compresi fra gli Arverni, ma ora fanno un popolo separato e da sè; poscia gli Arverni, i Lemobici ed i Petrocorii; quindi i Nitiobrigi; i Cadurci e i Biturigi soprannomati Cubi. Verso l’Oceano poi stanno i Santoni e i Pictoni, questi (come dicemmo) abitanti lungo la Garonna, quelli sul Ligeri. Finalmente i Ruteni ed i Gabali sono situati vicino al Narbonese. Presso i Petrocorii ed i Biturigi Cubi si trovano miniere di ferro famose; presso i Cadurci grandi lavorii di lino. Fra i Ruteni ed anche fra i Gabali sono miniere d’argento. I Romani concedettero il diritto del Lazio ad alcuni degli Aquitani, come a dire agli Auscii ed ai Conveni.

Gli Arverni hanno stanza lungo il Liberi: la loro metropoli è Nemosso7 situata sulla sponda del fiume predetto, il quale dopo essere scorso oltre Genabo8 emporio de’ Carnuti, fabbricata verso la metà di quel fiume, sbocca nell’Oceano. Dell’antica loro potenza gli Arverni recano in testimonio l’aver essi più volte guerreggiato contro i Romani, quando con [p. 409 modifica]duecento mila soldati, e quando con un esercito due volte maggiore; così con quattrocento mila combatterono sotto Vercingetorige9 contro il divo Cesare; e da prima con duecento contro Massimo Emiliano ed anche contro Domizio Enobarbo. Le battaglie contro Cesare si fecero presso Gergovia, città degli Arverni situata sopra un monte elevato, della quale era nativo anche Vercingetorige; presso Alesia10 città de’ Mandubii (confinanti cogli Arverni) situata anch’essa sopra un alto colle, e circondata da monti e da due fiumi. Quivi fu preso il loro condottiero, e la guerra ebbe fine. Contro Massimo Emiliano poi combatterono presso il confluente dell’Isara e del Rodano, dove ancbe il monte Cemmeno si accosta a quest’ultimo fiume. Finalmente combatterono contro Domizio un poco al di sotto del luogo predetto dove il Sulga11 entra nel Rodano. Distesero poi gli Arverni la loro dominazione fino a Narbona ed ai monti della provincia marsigliese, soggiogando le nazioni fino ai Pirenei, all’Oceano ed al Reno. Si racconta che Suerio12, padre di quel Bitto il quale combattè contro Massimo e contro Domizio, fu di tanta ricchezza e di tanto lusso, che [p. 410 modifica]una volta per dare agli amici una prova della sua opulenza si fece condur sopra un carro a traverso ad una pianura, gettando da una parte e dall’altra monete d’oro e d’argento, che quelli13 poi raccoglievano andandogli dietro.

Note

  1. Strabone si fonda sempre sulla supposizione che i Pirenei si stendano dal mezzodì al nord; che in questa direzione medesima si muovano la Garonna e la Loira; che le Cevenne vadano da ponente a levante; e che le coste della Gallia partendosi da’ Pirenei si elevino a poco a poco verso il nord, curvandosi molto all’est. (G.)
  2. L’Arriége, il Tarn e la Dordogna. (G.)
  3. Bordeaux.
  4. Poitiers fu la capitale dei Pictoni o Pictavi: e Nantes quella dei Namneti. (G.)
  5. Μεδιολάνιον, ora Saintes.
  6. Il golfo di Guascogna e quel di Lione.
  7. Credesi (dice il Gossellin) che Nemosso sia Clermont nell’Alvergna, e che Strabone siasi ingannato collocando questa città sulla Loira (G.)
  8. Orleans.
  9. Cesare fa ascendere invece quell’esercito soltanto a cento cinquanta cinque mila.
  10. Le rovine d’Alesia sussitono ancora presso Flavigni nella Borgogna, fra due piccoli fiumi, l’Oze e Ozerain, che gettansi nella Brenna. (G.)
  11. Sorga.
  12. Ateneo dice Luernio, e forse è da legger Luterio. In quanto a Bitto alcuni leggono Bitito ed altri Bituito.
  13. Quelli. Gli amici: ma è probabile che invece di τοῖς φίλοις debba leggersi con Posidonio τοῖς ὄχλοις la moltitudine.