Giustizia ed altre poesie politiche e sociali/Espiazione

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Espiazione

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Gloria in excelsis! Dopo la sconfitta


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ESPIAZIONE


I.


Chi è, disser, costui che solitario altero
    Sul nostro capo il verso empio saetta,
E su la gloriosa luce del nostro impero
            4L’ombra sua getta?

Chi è costui, che i tetri sogni sferrando a volo,
    Come falchi addestrati in noi li avventa;
E di amor, di giustizia all’affamato stuolo
            8Parlar si attenta?

Torbido evocatore di pazze ombre, l’abisso
    O non vede o non cura a cui cammina:
Con l’occhio, acre di febbre, all’orizzonte fisso,
            12Ecco, ei ruina.

E noi frattanto in aurea rete impigliamo il biondo
    Amore e l’affoghiamo entro al bicchiere;
Noi ci tiriamo dietro inguinzagliato il mondo
            16Come un levriere.

Che importa, se al nostro uscio Lazzaro derelitto
    Frignando invidj a’ nostri cani il pranzo?
Avrà, quand’ei non sia ad alcun Fascio ascritto,
            20Pur qualche avanzo.

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Che ci fa, se a quest’ora al suon della mitraglia
    Nel ribelle Tigrè riddi la morte?
Terran le nostre schiere, in qual che sia battaglia,
            24Fronte alla sorte!
 
Pugnate, eroici petti, cadete; ad una voce
    Noi gridiam “Viva!„ e alziam colmo il bicchiere;
Le vostre salme avranno la medaglia e la croce
            28Di cavaliere.

L’onor della bandiera vai bene una tal guerra:
    Chiedon vendetta i nostri morti; e poi
L’ufficio glorioso d’incivilir la terra
            32L’abbiamo noi!

Gli abissini, si sa, son predoni selvaggi,
    E con loro bisogna esser maneschi:
Trucidar donne, vecchi, fanciulli; arder villaggi...
            36Viva Radeschi!

In ogni caso, giova a noi, spiriti fini,
    Mandar la calda giovinaglia a spasso:
La guerra a chi la plètora ha d’odj cittadini
            40È un buon salasso.

Urla, profeta nero, i tuoi strambotti audaci
    All’egre ciurme ch’aizzando vai;
Noi delibiamo intanto con labbra arse da’ baci
            44Reno e Tokai!


II


Non ei però si arresta. La pensierosa faccia
    Torce da lor, qual da bruttura, altrove,

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Mormorando con voce ch’è fede, e par minaccia:
            4Eppur si muove!

Diritto nella tragica sera che preme il mondo,
    Strali e sogni vibrando all’età rea,
Passa incontaminato fra ’l bulicame immondo,
            8Non uomo, Idea.

Volano a lui dintorno per gli spazj stellati
    Corruscanti fantasmi, ignee chimere,
Fronti di lauro cinte, petti di palma ornati,
            12Falangi austere...

Ah! non hai tu, regina, cui Dante un trono eresse
    Sovra i popoli tutti, a Dio vicino,
Tu, nel cui core eterno di tutto il mondo lesse
            16Vico il destino;

Tu, santa, cui Mazzini invocava in ginocchio
    Nel freddo esilio; tu ch’a’ più begli anni
Schiacciavi, del Nizzardo sotto al fulmineo cocchio,
            20Sette tiranni;

Non hai tu, donna, or ora, a turpi sgherri in braccio
    Inebbriati di poter maligno,
A chi diceati: «Pensa!» gittato in volto il ghiaccio
            24Del tuo sogghigno?

Non hai tu, che d’oltraggio le pure anime cibi,
    Negato il pane al Giusto, il culto al Vero,
Per onorar l’Inganno, per ingrassar gli Scribi
            28Del vitupero?

Difeso col tuo nome, del tuo pallio coverto
    Chi fa dell’are tue bisca e bordello?

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Chi, più che penna o spada, è a maneggiare esperto
            32Il grimaldello?

Profuso oro a’ bertoni d’Astrea fatta baldracca?
    Procacciato a Bonturo onor divino?
Scolpito in marmi e in bronzi (oh Giusti!) la guarnacca
            36Di Truffaldino?

Non hai tu, barcheggiando su le calde fiumane
    Del pianto, druda delle altrui vendette,
Largito ai derelitti, che ti chiedeano pane,
            40Piombo e manette?

Non hai, madre, sofferto ch’a’ tuoi sacri captivi
    Fosse un raggio di sole anco vietato?
Non hai tu su la fossa dei tuoi martiri vivi
            44Cancaneggiato?

Ed ecco, or nell’eclissi del tuo giudizio, alata
    Furia al tuo capo la Giustizia romba;
E l’Espiazione, vermiglia aquila irata,
            48Sopra a te piomba!

Oh fragor d’improvvisi sdegni e d’immani lutti,
    Dal ciel, dal mar, dalle cruente arene!
Oh suon misterioso di palpitanti flutti:
            52Ecco, ella viene!

Sostano a’ campi avari, alle officine, intorno,
    L’opere in minacciosa alta quiete;
L’austero Etna nevoso, che si arrubina al giorno,
            56Viene, ripete.

Dalle reggie pollute, dai trafficati altari
    Sorgono al casto cielo ululi immensi;

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Mandano le severe Alpi a’ bollenti mari
            60Fraterni assensi.

O monti, asceti assorti nello splendor del Nume,
    O flutto uman cui la speranza investe,
O dei cieli e dei cuori interminabil lume,
            64Voi mentireste?