I funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media/Parte speciale/Descrizione delle specie/Agaricacee/Psalliota/Psalliota campestris

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Psalliota campestris

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Psalliota campestris Linn. (tipo) — Tav. LIII.

Ital. Prataiuolo. Volg. Fong de la rosada, Fong de pra, Puinòn (Verona), Fungo della Rosa (Valsugana). Franc. Champignon de Conche. Ted. Gemeiner Champignon.

Ha cappello da globoso convesso-espanso, secco, bianco-grigiastro, coperto da squamette scure, con fondo che si tinge in roseo, indi in nerognolo, specialmente al margine coll’età; lamelle spesse, al piede rotondato-libere, color roseo-carnicino, diventanti nere nel fungo a perfetta maturanza; gambo solido, un po’ fioccoso, poi glabro, eguale o ingrossato alla base, bianco, munito di un anello membranaceo-fioccoso che presto sparisce: carne bianca che al taglio assume una tinta leggermente vinata, di odore e sapore grato e penetrante; basidii clavati, a due spore; spore ellittiche, foscoporporine, 7-9 × 5-6 μ. [p. 95 modifica]

Nasce nei luoghi incolti, specialmente sulla terra impinguata con concime cavallino, nei campi, prati, pascoli, al margine dei boschi, sui campigoli delle malghe in montagna ecc. per lo più gregario, dall’estate all’autunno.

È fungo di buonissimo gusto e di facile digestione. Per le sue ottime qualità divenne d’uso generale nell’economia domestica, anzi si può dire l’unico fungo che già da tempo immemorabile sia coltivato alla guisa degli altri vegetali. La coltura del Prataiuolo è molto diffusa nell’Inghilterra, Germania, Francia, Belgio ecc. Dei tratti abbastanza grandi di terreno vengono a questo scopo impiegati, specialmente nel Belgio, dove costituisce per alcuni giardinieri un ramo quasi principale di commercio, giacchè disseccato si vende a carissimo prezzo sotto il nome di Champignon, e costituisce uno dei condimenti più ricercati. Tale coltura si può fare anche iu piccolo, per le singole famiglie, tanto nella stagione calda all’aria aperta, come nella fredda, nelle serre, cantine ecc. con fungaie di poca spesa dietro il seguente metodo.

Si preparano delle cassette di legno, lunghe da 1 ½ a 2 metri e profonde 1 metro circa, si riempiono di concime cavallino vecchio, ma che non abbia ancora finita la fermentazione, mescolato con paglia tagliuzzata, e si lascia riposare per una quindicina di giorni, affinchè la paglia putrefacendosi si unisca al concime e si sodi.

Allora vi si pone sopra uno strato di terra grassa di lettiera dello spessore dai 2 ai 3 centimetri e vi si sotterra il micelio che costituisce le radici del Prataiuolo. Preparata così la fungaia si deve frequentemente irrorare con acqua in cui vi sia sciolto un po’ di salnitro. Affinchè l’umidità si conservi meglio e agevoli la propagazione del micelio nella lettiera, è bene tenere coperte le casse per alcuni giorni. Se poi vi si sviluppano altri funghi, questi si devono tosto estirpare. Quando s’incomincia la raccolta del Prataiuolo non si devono sradicare i funghi ma toglierli a uno a uno, non tagliando il gambo alla base, ma contorcendolo su se stesso di modo che si stacchi tutto intiero dal micelio senza asportarne di questo alcuna parte, altrimenti la fungaia verrebbe parzialmente distrutta e resa meno produttiva. Il metodo poi in uso da prima di tagliare il gambo alla base, per evitare l’inconveniente di estirpare parte del micelio, fu comprovato dannoso perchè il pezzetto di gambo che rimane sulla fungaia si marcisce e [p. 96 modifica] comunica il marciume anche al micelio distruggendolo almeno nelle vicinanze. Le fossette che si formano colla raccolta dei funghi devono essere subito riempite di terra. La fungaia però dopo un’abbondante produzione per parecchio tempo si esaurisce da sé, e allora conviene rinnovarla, secondo il metodo sopra indicato, avendo cura di prendere il micelio della fungaia vecchia per porlo nella nuova.

Il micelio per la prima fungaia si può procacciarselo da sè prendendo della terra nei luoghi dove il Prataiuolo cresce spontaneamente, e precisamente quella che sta alla base del gambo dei singoli individui. Ivi si osserveranno facilmente radicine bianche che si intralciano e conglomerano in massa compatta parte del terreno. Il complesso di tali filamenti é appunto quello che si dice micelio o radice del Prataiuolo. Tale micelio si trova anche in commercio sotto il nome di Bianco di Champignon.

Si osserva che gli individui coltivati riescono inferiori nel gusto a quelli che nascono spontaneamente nei luoghi aperti; anche il colore si modifica ed assume una tinta generale scura, brunastra. (Vedi Tav. LIII b.) Onde non perdano troppo l’aroma si devono raccogliere quando sono giovani e non abbiano oltrepassato il medio sviluppo. Tale norma devesi pure seguire nella raccolta del Prataiuolo spontaneo. Si devono sempre scegliere esemplari colle lamelle rosee o porporine, trascurando affatto quelli aventi le lamelle già nereggianti, perchè troppo vecchi. Spiegazione delle figure: a Individuo bene sviluppato. b Individuo sezionato, c Basidii. d Spore.